stazione-di-bologna-strage (1)Venerdì scorso, 19 agosto 2011, “il Resto del Carlino” pubblicava in esclusiva nazionale la notizia che la Procura di Bologna, oggi guidata dal procuratore Roberto Alfonso e dal sostituto procurato Enrico Cieri, aveva iscritto nel registro degli indagati due ex terroristi tedeschi – Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich – nell’ambito del nuovo filone d’indagine sulla strage del 2 agosto 1980. Il nuovo fascicolo (il 7823/05) era stato aperto nel novembre 2005 a seguito di un’interrogazione parlamentare dell’on. Vincenzo Fragalà presentata 28 luglio 2005, sulla base delle risultanze che stavano emergendo dalle indagini, in corso di svolgimento, della Commissione parlamentare Mitrokhin (2002-2006), che aveva continuato le indagini già avviate dalla Commissione stragi nel corso della XIII Legislatura (1996-2001).

Nel corso della giornata del 19 agosto, quella notizia si diffondeva progressivamente nelle edizioni online dei giornali. Sabato 20 agosto la notizia, non più imbrigliabile, è tracimata nelle edizioni cartacee di tutti i giornali, superando ogni barriera che nel passato aveva ostacolato una adeguata conoscenza degli argomenti su cui la magistratura stava indagando. Domenica 21 agosto la marea informativa era già rifluita nelle pagine interne delle edizioni locali dei maggiori quotidiani.

La notizia, giunta del tutto inattesa, a giudicare dalle reazioni, ha rapidamente mobilitato anche i sostenitori e i difensori delle due sentenze passate in giudicato che hanno portato, nel 1995 e nel 2007, alle condanne di Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini quali “esecutori” della strage e di Licio Gelli, Francesco Pazienza, Giuseppe Belmonte e Pietro Musumeci quali “depistatori” delle indagini.

“l’Unità” è stato il quotidiano che ha mobilitato, e sta mobilitando ancora, il maggior numero di difensori degli esiti giudiziari fino ad ora raggiunti. In questa nota mi limito a prendere in considerazione solo un articolo di quel giornale, pubblicato lunedì scorso 22 agosto 2011, dato il suo carattere del tutto “peculiare”. Lo ha scritto il prof. Luigi Bonanate, dell’Università di Torino (“Quelle piste fantasiose che aiutano il terrorismo”, p. 23 dell’edizione nazionale). Nel secondo paragrafo si trova scritto:

“Nella sua stupefacente ingenuità, la notizia [di una pista teutonico-palestinese sulla strage alla stazione di Bologna del 1980], ancora una volta incardinata sui fantomatici dossier Mitrokhin, è comunque esemplare della pochezza intellettuale e dell’ingenuità analitica con cui un fenomeno importante e sconvolgente come il terrorismo è affrontato nel nostro Paese”.

È proprio vero: qui siamo di fronte alla “pochezza intellettuale” e all’“ingenuità analitica” con cui è affrontato “un fenomeno importante e sconvolgente come il terrorismo”; peccato che questi gravi difetti alberghino proprio là dove invece ci dovrebbero essere le “vette intellettuali” dotate di “ingegnosità analitica” ossia le nostre Università. Il testo citato infatti parla di se stesso.

1. Il prof. Bonanate non sembra essersi reso conto che la “notizia” di cui si sono largamente occupati i quotidiani nei giorni scorsi non è l’esistenza di “una pista teutonico-palestinese sulla strage alla stazione di Bologna del 1980”, che bene o male seppure sotto traccia e un po’ clandestinamente circola dall’estate del 2005, bensì che la Procura di Bologna ha iscritto da qualche tempo a questa parte due “teutonici”, ossia Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich, nel registro degli indagati per la strage di Bologna.

2. La sola evocazione del nome “Mitrokhin” produce effetti decisamente strani, soprattutto negli ambienti accademici. Che la “pista teutonico-palestinese”, come la chiama Bonanate, sia “incardinata” “sui dossier Mitrokhin” (che evidentemente saranno più d’uno), per di più e immancabilmente “fantomatici”, dimostra solo che l’accademico dell’Università di Torino non ha la più pallida idea di che cosa sia il “dossier Mitrokhin” e non ha letto neppure uno dei suoi 261 report, seppure resi pubblici, in traduzione italiana, dall’ufficio di presidenza della Commissione stragi già a partire dall’11 ottobre 1999. Infatti in quei report non vi è alcuna informazione riguardante la strage del 2 agosto 1980.

Nel volume “Dossier KGB, rapporto Mitrokhin. Tutti i documenti dello spionaggio in Italia”, a cura di Angelo Ruggieri, sapere 2000 edizioni multimediali, Roma, novembre 1999, 252 pp., sono pubblicati 260 dei complessivi 261 report; la scheda mancante è stata pubblicata in lingua inglese nel volume “KGB Lexikon. The Soviet Intelligence Officer’s Handbook”, edited and introduced by Vasiliy Mitrokhin; with a foreword by Peter Hennessy, London, Frank Cass 2002, xxvii+451 pp. Naturalmente anche in questo volume non si tratta della strage di Bologna.

3. Evidentemente il prof. Bonanate, frastornato dal solo nome “Mitrokhin”, ha scambiato l’argomento originario dell’inchiesta della Commissione parlamentare, ossia appunto i 261 report inviati dal Sis (il Secret Intelligence Service di sua Maestà britannica) al Sismi tra il marzo 1995 e il maggio 1999, con i lavori stessi della Commissione, che ha intrapreso un filone di indagine riguardante la strage di Bologna riprendendo spunti investigativi già avviati dalla Commissione stragi, come si ricordava sopra. Sulla base di queste indagini la Procura di Bologna ha aperto un nuovo fascicolo nel novembre 2005 contro ignoti. Oggi due “teutonici”, noti, sono stati iscritti sul registro degli indagati di quel procedimento.

Leggendo l’articolo del prof. Bonanate si ha quasi l’impressione che l’accademico dell’Università di Torino sia stato richiamato in attività dopo un lungo viaggio interplanetario, forse è rimasto “ibernato” almeno a partire dall’11 settembre 1999, giorno nel quale lo spettro di “Mitrokhin” (e dei suoi “fantomatici dossier”) si è materializzato sul pianeta Terra.

Gli indici della “borsa accademica” puntano decisamente verso l’abisso, come quelli della “borsa finanziaria”.

Sextus empiricus