joomla_logo_black“Non ci dimentichiamo che sulla strage di Bologna grava ancora, e questo Paolo Bolognesi lo ripete da anni, il segreto di Stato”.

“E’ ovvio che se c’è un segreto, c’è anche chi questo segreto lo deve togliere, quindi a chi si devono rivolgere i familiari delle vittime se non allo Stato?”

“Molti di questi fatti [i depistaggi del Sismi e il ruolo della P2 nei medesimi], che Paolo Bolognesi ogni anno ricorda e fa bene a ricordare, sono coperti dal segreto di Stato, dunque non ne possiamo parlare, almeno fino a quanto lo Stato non declassificherà questi documenti.”

Queste tre frasi estrapolate da un articolo di Fabrizio Colarieti su Cadoinpiedi, sono l’ennesima dimostrazione di una radicata, persistente e ampiamente diffusa convinzione che sulla strage del 2 agosto 1980 sia stato posto un qualche segreto di Stato.

In realtà, nei ventisette anni tra il 1980 e il 2007, ossia nell’arco di tempo trascorso per giungere alle due sentenze passate in giudicato (1995 e 2007), ai magistrati che si sono occupati della strage di Bologna, non è mai stato opposto alcun segreto di Stato.

Pertanto le sue sopra citate frasi sono destituite di ogni fondamento.

È inoltre incauta la stessa chiamata in causa che lei fa di Paolo Bolognesi. Infatti il presidente dell’Associazione fra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 Agosto 1980, ha ricordato il 13 giugno 2011 al convegno di Bologna Archivi negati, archivi “supplenti”: le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo:

“… per quello che riguarda la strage di Bologna non c’è mai stato posto il segreto di Stato”.

Nello stesso discorso, e anche in quello pronunciato durante l’ultima commemorazione il 2 agosto scorso in stazione, Bolognesi sviluppa altre considerazioni che richiederebbero comunque ulteriori e diverse precisazioni.

Già nel 2001, nella seduta parlamentare della Camera dei deputati n. 34 del 20 settembre, l’allora ministro per la Funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, Franco Frattini, rispondendo all’interpellanza urgente (2-00050) «Cento, Bulgarelli, Boato» del 2 agosto 2001, affermava:

«nel procedimento penale relativo alla strage di Bologna, in nessuna fase dell’indagine, è stato opposto il segreto di Stato; infatti, esiste già una norma processuale che stabilisce che non possono essere oggetto del segreto fatti, notizie e documenti concernenti reati diretti all’eversione dell’ordinamento costituzionale. Quindi, in realtà, spetta al giudice, nelle sue attribuzioni, definire la natura eversiva del reato per cui si procede secondo quanto stabilito dal codice di procedura. In sostanza, l’opposizione del segreto di Stato in base alle norme vigenti – mi riferisco in particolare all’articolo 204 del codice di procedura penale – è già esclusa in tutti i processi in materia di stragi, delitti di terrorismo e di eversione dell’ordine costituzionale, e quindi anche in quello relativo alla strage di Bologna» (p. 21). link.

In epoca più recente, l’8 aprile 2010, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, rispondendo a un’interrogazione a risposta scritta (4-04005) presentata da Silvana Mura il 14 settembre 2009, nella seduta n. 213, ribadiva che:

«Sulla vicenda della “strage di Bologna” non risulta essere mai stato apposto o opposto il segreto di Stato» link.

Spesso, purtroppo, gli atti parlamentari sono letteratura pressoché sconosciuta al grande pubblico e ai giornalisti. Tuttavia nel 2005, proprio in occasione delle discussioni e delle polemiche che caratterizzano la commemorazione della strage di Bologna, sulla Stampa Matteo Feltri intervistò l’on. Daria Bonfietti, la quale disse: «Eh sì, perché non c’è nessun segreto di Stato, né per Bologna né per Ustica né per altro. È una cosa indegna, un alibi, una scusa per parlare di queste cose una volta l’anno, prendere l’applauso e chiuderla lì. Tanto vien comodo, no?” link (archivio.lastampa.it).

Queste nette parole dette da una persona al di sopra di ogni sospetto, il presidente dell’associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, avrebbe dovuto liberare il campo per sempre da ogni equivoco. Ma ahimè ciò non è avvenuto.

Gabriele Paradisi