di Gabriele Paradisi e sextus empiricus 

boldrini-lauraUn segreto è per definizione qualcosa di sconosciuto ai più, ma nel nostro Paese anche il concetto di segreto di Stato pare essere ignorato pure da chi per professione o per responsabilità politica dovrebbe conoscere almeno gli elementi di base di questo delicato e importante argomento.

Siamo rimasti perciò sorpresi, e particolarmente perplessi, quando abbiamo ascoltato un passo del discorso tenuto il 25 aprile 2013 dalla terza carica dello Stato, ovvero il neoeletto presidente della Camera dei Deputati, l’on. Laura Boldrini.

Durante il suo intervento in piazza Duomo a Milano, in occasione delle celebrazioni per il 68º anniversario della Liberazione, il presidente della Camera ha infatti dichiarato:

«In tanti, troppi casi le istituzioni non hanno saputo dare una parola di certezza sugli esecutori e sugli strateghi del terrore; questa mancanza di verità e giustizia è una sconfitta per le istituzioni. Per questo ci tengo a dire proprio oggi, qui, il 25 aprile, che mi unisco a quanti chiedonol’abrogazione completa e definitiva del segreto di Stato per i reati di strage e terrorismo. Semplicemente perché in un paese civile la verità e la giustizia non si possono barattare e non si possono calpestare». [http://www.youtube.com/watch?v=3l2cv70xARs]

L’accorata esortazione di Laura Boldrini è stata prontamente raccolta il giorno dopo da Paolo Bolognesi nel suo blog sul Fatto Quotidiano.it. Bolognesi – ora nella sua tripla veste di presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, di presidente dell’Unione dei familiari delle vittime per stragi e di neodeputato eletto come indipendente tra le file del Partito democratico – ha scritto:

«Nella mia qualità di presidente dell’Unione dei Familiari delle Vittime per Stragi, non posso non intervenire perché ieri, 25 aprile 2013, la presidente della Camera Laura Boldrini è intervenuta affermando con forza che occorre abolire subito il segreto di Stato sui reati di strage, terrorismo e mafia» (“Abolire il segreto di Stato sui reati di strage”: grazie Laura Boldrini, il Fatto Quotidiano.it, 26 aprile 2013). [http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/pbolognesi/]

Va detto con perplessa amarezza, pur con tutto il rispetto dovuto a due parlamentari della Repubblica recentemente eletti, che Boldrini e Bolognesi sembrano ignorare la legislazione corrente, e quella del recente passato, che regola la materia del segreto di Stato ormai da più 35 anni.

Infatti, già la Legge 801 del 24 ottobre 1977 (Istituzione e ordinamento dei servizi per le informazioni e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato) – approvata dal III governo Andreotti, monocolore Dc, cosiddetto della “non sfiducia” (29 luglio 1976 – 11 marzo 1978) stabiliva all’articolo 12 la non opponibilità del segreto di Stato per quanto riguardava informazioni relative a «fatti eversivi dell’ordine costituzionale», il terrorismo e le stragi rientravano e rientrano in questa categoria. Ma per togliere ogni possibile dubbio, la Legge 124 del 3 agosto 2007 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto) – approvata dal II governo Prodi (17 maggio 2006 – 6 maggio 2008) – che ha sostituito quella del 1977, al comma 11 dell’articolo 39 stabilisce che:

«In nessun caso possono essere oggetto di segreto di Stato notizie, documenti o cose relativi a fatti di terrorismo o eversivi dell’ordine costituzionale o a fatti costituenti i delitti di cui agli articoli 285, 416-bis, 416-ter e 422 del codice penale».

Gli articoli del codice penale sopra citati riguardano i seguenti argomenti: il 285, devastazione, saccheggio e strage; il 416-bis e il 416-ter: associazione di tipo mafioso; il 422: atti che pongono in pericolo la pubblica incolumità ovvero terrorismo in senso lato.

Da ricordare, inoltre, che la stessa Legge 124 (comma 7 e 8 dell’articolo 39) stabilisce anche un importante vincolo temporale per la durata del segreto di Stato: 15 anni prorogabili di altri 15, per un periodo complessivo quindi non superiore ai 30 anni.

La precedente Legge 124 del 2007 è stata modificata in alcune parti dalla Legge 133 del 7 agosto 2012, ma non per quanto riguarda ambito e durata del segreto di Stato.

Ci pare utile in questo contesto riproporre, ancora una volta, uno stralcio dall’intervento di Massimo D’Alema durante il convegno «Archivi negati, archivi “supplenti”: le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo», tenuto proprio a Bologna il 13 giugno 2011 (al quale partecipò con un suo contributo anche Paolo Bolognesi). Eletto presidente del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) nel gennaio 2010, nella seconda fase della passata XVI Legislatura, Massimo D’Alema fu molto chiaro. Nel suo discorso – intitolato “Segreto di Stato e accesso agli archivi: a quattro anni dalla riforma dei Servizi di informazione” – disse testualmente:

«… io non credo che il segreto di Stato costituisca davvero il principale ostacolo, o un ostacolo rilevante, rispetto all’accertamento della verità nelle vicende relative alle stragi. Non solo perché in nessuna di queste vicende risulta esplicitamente opposto, anche se qui noi ci siamo posti un interrogativo e cioè in che misura l’opposizione del  segreto di Stato, pur non potendo riguardare le vicende di stragi, ma opposto in altre vicende e poi estensivamente utilizzato, possa avere ostacolato la ricerca della verità anche in questo campo. E qui si possono fare degli esempi: la vicenda Eni-Petronim, il caso Toni-De Palo e il presunto traffico di armi tra Olp e Brigate rosse, per esempio, sono vicende sulle quali si è esercitato il segreto di Stato. Ora naturalmente questo segreto di Stato ha portato a secretare un’enorme mole di documenti, la cui de-secretazione potrebbe forse anche indirettamente aiutare ad accertare la verità in altre vicende. Quindi da questo punto di vista io credo che una certa vigilanza sugli effetti indiretti che l’uso del segreto può avere avuto è giusto farla. In gran parte si tratta di segreti che sono in scadenza e evidentemente non dovrebbero esserci difficoltà a trasmettere all’autorità giudiziaria documenti su cui scada il segreto di Stato che possano essere utili in quanto collegati – magari anche per ricostruire un insieme di rapporti, di relazioni – a vicende che sono direttamente interessate da indagini per i gravi reati di cui abbiamo parlato qui».

La registrazione degli interventi a quel convegno è disponibile nell’archivio di Radio Radicale. [http://www.radioradicale.it/scheda/329658/archivi-negati-archivi-supplenti-le-fonti-per-la-storia-delle-stragi-e-del-terrorismo]

In precedenza, anche Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, durante un’intervista del 2005, proprio per confutare ciò che ripetutamente ed erroneamente si sosteneva sul segreto di Stato, affermò indignata:

«Eh sì, perché non c’è nessun segreto di Stato, né per Bologna né per Ustica né per altro. È una cosa indegna, un alibi, una scusa per parlare di queste cose una volta l’anno, prendere l’applauso e chiuderla lì. Tanto vien comodo, no?» (Matteo Feltri, «Togliere il segreto di Stato». Ma nessuno sa che non c’è, La Stampa, 3 agosto 2005).

Strano paese il nostro, che insegue i fantasmi dei segreti di Stato che non sono mai stati opposti e sembra disinteressarsi dei segreti di Stato che viceversa sono stati davvero sollevati, come quelli sopra ricordati da Massimo D’Alema. Infatti nel 2010, quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, utilizzando la Legge 124 del 2007, prolungò fino all’agosto del 2014 (il limite massimo previsto dalla legge vigente) il segreto di Stato riguardante la scomparsa in Libano – il 2 settembre 1980 – dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, non ricordiamo dichiarazioni, appelli, critiche indignate o una qualche campagna di stampa al riguardo. Quello dei rapporti tra i nostri governi, la nostra intelligence e le organizzazioni palestinesi pare ancora un tabu blindato che pochi hanno interesse a svelare. Si tratta forse di un segreto davvero “indicibile” e che non vogliamo, o non possiamo, ancora ascoltare?

Le versioni cartacee dei giornali di venerdì 26 aprile 2013 che siamo riusciti a consultare (purtroppo da metà marzo la rassegna stampa della Camera è stata resa inaccessibile ai comuni mortali) non inducono all’ottimismo. I cronisti e i commentatori del discorso di Laura Boldrini si sono limitati semplicemente a citare il passo con la richiesta dell’abolizione del segreto di Stato senza aggiungere alcuna annotazione. Sabato 27 aprile l’argomento ci è parso già “scaduto”.

Per non cadere tuttavia in un eccessivo pessimismo, ci sentiamo comunque di fare un auspicio ai neoeletti parlamentari della XVII Legislatura: l’onorevole Laura Boldrini – rapidamente archiviato l’infortunio sul segreto di Stato ­– il senatore Pietro Grasso, oggi rispettivamente terza e seconda carica dello Stato e lo stesso Paolo Bolognesi, anch’egli presente in Parlamento, i quali si sono dimostrati molto sensibili nei riguardi degli aspetti più oscuri relativi agli episodi che hanno insanguinato la nostra storia repubblicana. Speriamo che insieme al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, recentemente rieletto, possano favorire e guidare un’operazione di verità e di trasparenza che porti la storia dell’Italia repubblicana fuori dai paradigmi della guerra fredda, ormai conclusa da più di due decenni.

PS
Sull’argomento si veda anche: “Il segreto di Stato che non c’è mai stato”, Segretidistato.it, 24 agosto 2011