I veleni, non certo nuovi, emergono infatti ogniqualvolta viene messa in discussione la verità giudiziaria e sembrano colpire non solo quanti, giornalisti o politici, sottolineano la debolezza delle sentenze “traballanti” (Rosario Priore) o “appese” (Giovanni Pellegrino), pur sempre, va detto, sentenze passate in giudicato, ma ora ad essere messi in discussione paiono essere gli stessi magistrati che stanno lavorando al nuovo fascicolo dal novembre 2005, tanto che il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi, da tempo sembra ritenere, ci permettiamo di dire con una certa indelicatezza, il lavoro da essi svolto una vera e propria perdita di tempo: «Si è visto che l’ultima pista quella messa in pista dalla Commissione Mitrokhin si è rivelata un buco nell’acqua, però bisogna vedere, un buco nell’acqua che ha permesso di perdere cinque anni alle indagini dei giudici» (intervento al Convegno Archivi negati, archivi “supplenti”: le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo, Bologna, 13 giugno 2011); «Abbiamo perso cinque anni ad indagare sulla commissione Mitrokhin, ora speriamo che il tempo venga usato per approfondire quelle piste [il riferimento è alla ricerca dei mandanti della strage a partire dalle condanne comminate]» (Corriere della SeraCorriere di Bologna, 11 giugno 2011).

 

Venendo allo specifico dei due articoli di Valter Bielli, va fatto notare che nel pezzo del 23 agosto 2011, intitolato Storia di Kram, il falsario che non nascose la sua identità (pp. I-IV-V), Bielli ricicla materiale già pubblicato lo scorso anno nell’articolo Due agosto ecco le carte su Kram (l’UnitàEmilia Romagna, 8 settembre 2010, p. VII).

Nel secondo articolo, quello del 24 agosto, viene invece analizzata, sotto il titolo generale 2 agosto, le falle della Pista palestinese”, il ruolo dell’altra tedesca iscritta nel registro degli indagati Christa-Margot Fröhlich e una bomba così poco compatibile”.

Merita, come vedremo nel seguito, riportare integralmente, come premessa, una dichiarazione d’intenti e di metodo che Bielli si sente in obbligo di richiamare e di ricordare ai lettori. Parlando dell’episodio del cameriere del Jolly Hotel, il quale credette di riconoscere nella foto della Fröhlich, apparsa sui giornali dopo il suo arresto con una valigia di esplosivo a Fiumicino nel giugno 1982, la donna con cui aveva parlato il 1° e il 2 agosto, Bielli biasima chi, a detta sua, ha riportato l’episodio in termini non corretti: «Chi ha dato l’informazione ha citato, non in buona fede, documenti stralciandone la parte più significativa. È opportuno fare chiarezza senza omettere nulla». Parole sante. Non possiamo che essere d’accordo con Bielli. Quando si attinge da documenti, che siano deposizioni di testimoni, telex di polizia o mandati di cattura internazionali, è assolutamente doveroso riportare testualmente, fedelmente, le parole originali. Altrimenti si fa solo della volgare disinformazione.

Vediamo allora come Bielli declina nei suoi articoli questi nobili e assolutamente condivisi principi.

Da quando è emerso pubblicamente (il 25 luglio 2005) il nome, citato misteriosamente da Carlos già nel 2000, del “compagno” presente in stazione quel tragico sabato 2 agosto, una delle priorità da parte di chi di fatto si oppone a che questa pista venga approfondita, è quello di sminuire la figura di Thomas Kram (alias Laszlo, Lothar Bassem, Malte o Ulrich, tutti nomi di battaglia utilizzati nella sua attività eversiva), relegandolo in un ruolo del tutto secondario in seno alle Cellule rivoluzionarie (Rz) e tanto più nell’ambito del gruppo Carlos.

In questa ottica Bielli si ingegna a costruire vere e proprie barriere per differenziarlo dai suoi sodali tedeschi, Johannes Weinrich (Steve), braccio destro del terrorista venezuelano, Christa-Margot Fröhlich (detta Heidi) e Magdalena Kopp (Lilith), compagna prima di Weinrich e poi di Carlos da cui ha avuto anche una figlia, personaggi talmente legati al terrorista venezuelano da non poter essere in alcun modo, pur con tutta la buona volontà, “difesi”. E così per Bielli molto semplicemente «Kram non risulta inserito tra i quadri del gruppo del famigerato «Sciacallo» e neppure tra i componenti come, al contrario, risultano i suddetti Weinrich, Fröhlich e Kopp».

In realtà il nome di Kram, così come quello degli altri personaggi citati, figura in un elenco di 101 nominativi che, a vario titolo, risultavano in “contatto permanente” con l’organizzazione di Carlos, sotto la supervisione dei servizi segreti ungheresi e della Stasi dell’ex Repubblica Democratica Tedesca. Questa informazione venne acquisita nel 2003 in Commissione Mitrokhin, della quale Bielli peraltro faceva parte in qualità di capogruppo Ds, attraverso una rogatoria in Francia.

Sono poi le documentate e solide frequentazioni di Kram, è lui stesso che le ha ammesse in una intervista rilasciata a Taz (Die Tageszeitung) il 23 ottobre 2010, che sembrano dar torto a Bielli.

Addirittura all’unico incontro inequivocabilmente documentato di Kram e Fröhlich con Carlos a Budapest, a fine ottobre 1980, ne vanno aggiunti almeno un altro paio se non più, sempre stando alle parole dello stesso Kram rilasciate all’agenzia di stampa tedesca. È pur vero che i motivi per cui le persone si possono incontrare sono i più vari e non necessariamente sospetti, ma tant’è.

Curioso poi che Bielli definisca “scadente” il documento acquisito tramite rogatoria dalla Procura di Roma presso le autorità ungheresi, in cui si parla dell’incontro a Budapest avvenuto a soli due mesi, poco più, dalla strage di Bologna. Forse sarà perché i colloqui fra i tre soggetti (Carlos, Heidi e Laszlo) vennero intercettati e registrati dai servizi segreti ungheresi ma nella documentazione fornita purtroppo non v’è traccia dei contenuti di dette intercettazioni.

In questa corsa “minimalista” relativamente a Kram, un cavallo di battaglia sfruttato a più riprese e non solo da Bielli, è una sempre sottolineata ed enfatizzata peculiarità del tedesco.

«Nel delineare il ruolo di Kram all’interno delle RZ [Cellule Rivoluzionarie], i magistrati [nell’articolo del 2010 era specificato: tedeschi] evidenziano che per quanto concerne la falsificazione dei passaporti, [Kram] nell’associazione era uno degli specialisti».

In effetti per quanto si tratti sempre e comunque di una attività criminale, quella del falsario non è di sicuro tra le più commendevoli.

La citazione che Bielli riporta continuamente ed integralmente nei suoi articoli, perlomeno dall’estate del 2010, è tratta fedelmente dal mandato di cattura internazionale contro Thomas Kram, emanato dalla Corte Federale di Germania il 6 dicembre 2000 (Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, fascicolo 788/01-K, trad. it., p. 38). Dunque Bielli sembra attenersi ai principi esposti, ma se proviamo a riposizionare questa citazione nel suo contesto d’origine, ci attende una piccola sorpresa. Vediamo quale.

«L’indagato, oltre a queste capacità intellettuali, disponeva anche di conoscenze pratiche. Aveva dimestichezza con le armi. Per quanto concerne la falsificazione dei passaporti KRAM nell’associazione era uno degli specialisti. Non aveva difficoltà a preparare cariche esplosive e detonatori a tempo. Nel 1984 aveva completato ad Essen un corso da esperto in elettronica. Kram aveva preparato un dispositivo elettronico tramite il quale per radio con un contatore digitale poteva essere provocata una detonazione. Il gruppo intorno a Tarek Mousli a Berlino avrebbe dovuto valutare questo dispositivo verso la fine degli anni ottanta».

Stando rigorosamente ai documenti quindi non c’è alcun dubbio. In questo caso Bielli, forse non rendendosene conto, ha operato un vero e proprio intervento di chirurgia testuale, eliminando delle fastidiose e scomode escrescenze a monte e a valle dell’inciso utile.

In altre parole, ecco come ti occulto un esperto di esplosivi dietro ad un semplice falsario di documenti. Viene in mente un vecchio réclame di Carosello, se non vado errato si trattava di una gloriosa grappa, il cui slogan recitava: “si toglie la testa, si toglie la coda… e resta il cuore”!

Noi di LiberoReporter avevamo già cercato, nel lontano 2007, di mettere Bielli di fronte a questa incresciosa omissione. Qui di seguito la fantastica risposta, che egli dette al nostro Nino Lorusso (LR novembre 2007):

«Int.: “Risulterebbe anche che Kram oltre ad essere un falsario di documenti e altro sia anche un esperto di esplosivi”.

B.: “Questo non risulta assolutamente agli atti della commissione. E’ una pura invenzione. Mentre non è un invenzione per esempio il fatto che dai documenti risulta che il gruppo Carlos ha avuto perfino rapporti con dei personaggi ex nazisti da cui acquisiva armi. Per cui c’era un rapporto di questo tipo nel senso che il gruppo Carlos, al quale, ripeto non appartiene Kram, in ogni caso aveva avuto dei contatti con persone legate agli ambienti dell’estrema destra, e aggiungo che c’è perfino un altro documento che per quanto riguarda Kram risulterebbe alle forze di sicurezza, adesso non voglio dire una bugia nel senso che non ricordo se italiane, ma giurerei che sono quelle italiane, che risulta un uomo della destra.”

L’importante è “non stralciare dai documenti la parte più significativa”, l’importante è non “omettere nulla”.

Già… ma come vedremo ancora nelle prossime puntate queste buone intenzioni resteranno ciottoli da utilizzare per lastricare le vie che sappiamo.

Gabriele Paradisi

(to be continued)