Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, in una lettera aperta all’Adnkronos in occasione del quarantesimo anniversario della strage di Bologna, tornano a dichiararsi innocenti, offrono il loro contributo alla verità e ricordano l’invito del Capo dello Stato Sergio Mattarella, “Presidente di tutti gli italiani”, a scandagliare ogni elemento che possa contribuire all’accertamento dei fatti. Nella lettera viene evidenziato il valore dei documenti della stazione di Beirut dei servizi segreti, carte ritenute ‘ininfluenti’ dagli inquirenti ma che potrebbero offrire su un “vassoio d’argento” il movente della strage. I due ex Nar rimarcano poi l’importanza della scoperta in una bara dei resti della possibile, “misteriosa”, 86ma vittima sottolineando che dall’esame del Dna si potrebbe ottenere una prova scientifica, forse relativa alla persona che quel 2 agosto del 1980 “portava un pacco di esplosivo”.

Questo il testo integrale della lettera aperta inviata all’Adnkronos da Valerio Fioravanti e Francesca Mambro: “Avevamo letto sul sito dell’Adn che Mattarella, a Bologna, il 30 luglio, aveva ribadito ‘l’esortazione, la sollecitazione a sviluppare ogni impegno per la verità, con ogni elemento, documentale o non documentale, che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità’. La frase ci era subito piaciuta. Su molti altri media però la frase compariva in una forma più breve: ‘ribadire l’impegno a raggiungere pienamente la verità’. Abbiamo controllato sul sito del Quirinale, e aveva ragione l’Adn: il presidente ha detto che per arrivare alla verità servono elementi ‘documentali o non documentali'”.

“Ricordiamocelo. Dei documenti molto interessanti giacciono al Senato. Chi li ha letti dice che raccontano di minacce esplicite contro l’Italia. Considerato che noi siamo stati condannati, ma fino ad oggi nessuna sentenza ha individuato una motivazione coerente sul vantaggio che un piccolo gruppo di destra avrebbe mai potuto trarre dal colpire dei connazionali diretti al mare o in montagna, i documenti della stazione di Beirut dei nostri servizi segreti un ‘movente’ sembrano invece servirlo su un vassoio d’argento. Questi documenti sono ‘segreti’ ormai solo formalmente, in molti li hanno visti, sono anche stati allegati ad alcuni processi, ma a Bologna la magistratura li ritiene ‘ininfluenti’. Talmente ininfluenti da non volerli nemmeno vedere, come dire, ininfluenti ‘a prescindere’. “Ora, il comitato parlamentare che vigila sui servizi segreti, il Copasir, ha dato parere favorevole alla richiesta di alcuni parlamentari di poter consegnare questi documenti a degli storici perché ne valutino il valore. La Presidente del Senato, la Casellati ha sottoscritto questo parere favorevole. Manca una terza firma perché la desecretazione abbia luogo: manca la firma del Presidente del Consiglio, Conte. Ecco l’importanza delle parole ‘complete’ di Mattarella: alla verità si arriva attraverso ulteriori atti ‘documentali o non documentali’. Gli atti ‘documentali’ sono alla firma del Presidente del Consiglio: speriamo che ascolti le esortazioni del Presidente della Repubblica, e firmi. Poi gli storici, di qualsiasi tendenza, diranno la loro”.

“Poi ci saranno gli ‘atti non documentali’. Come è noto in una bara è stato trovato il volto di una giovane donna che, dopo un test del Dna, si è scoperto essere incompatibile con la persona che avrebbe dovuto essere lì sepolta. Gran sorpresa dei familiari, che in alcune interviste hanno raccontato dello sconcerto di aver portato fiori per 39 anni a una persona che credevano fosse la figlia, e invece non lo era. A Bologna i giudici hanno minimizzato la cosa, ipotizzando qualche pasticcio nelle autopsie”. “Gli esperti hanno spiegato loro (ma anche ad alcuni giornali) che, dopo aver esaminato tutti i rapporti delle autopsie, potrebbero essere 7 le donne che, avendo riportato ferite al capo, potrebbero essere eventualmente le ‘proprietarie’ del volto misterioso. Gli stessi esperti hanno detto che 7 a voler essere esaustivi, ma in realtà i casi possibili in via teorica sono 2, al massimo 3. Hanno anche spiegato che non ci sarebbe bisogno di disseppellire nessuno: basterebbe fare il Dna ai parenti delle donne con ferite al capo: costo stimato complessivo, attorno ai 1500/2000 euro. 3.500 se si volessero raccogliere tutti e 7 i Dna”.

“Se tutti i Dna risultassero negativi si avrebbe la prova scientifica di una vittima in più, di una 86a vittima misteriosa di cui nessuno ha mai denunciato la scomparsa. E siccome il perito esplosivista ha ribadito che questo ‘volto’ appartiene sicuramente ad una persona ‘vicinissima al luogo dell’esplosione, la più vicina tra tutte le vittime’ chiunque abbia un po’ di buon senso capisce che potrebbe trattarsi di chi portava un pacco di esplosivo, e sicuramente non aveva messo in preventivo che il suo trasporto finisse lì, quel giorno, nella sala d’attesa di 2° classe della stazione ferroviaria di Bologna“. “Ricordiamocelo. E ricordiamolo a chi di dovere: scandagliare ‘ogni elemento, documentale o non documentale, che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità. ‘Scandagliare’ ha detto Mattarella, non archiviare come vorrebbero continuare a fare a Bologna. Se parla così, e se vigila affinché questo sia fatto, è sicuramente anche il nostro Presidente, è veramente il Presidente di tutti gli italiani”. “Se parla così, e se darà seguito alle sue parole, passerà alla storia come il Presidente che ha saputo garantire un equo processo anche all’uomo accusato (ingiustamente, molto ingiustamente) di aver sparato al fratello. E alla coppia accusata, in maniera confusa, di aver messo una bomba a Bologna che invece ha messo qualcun altro. Per parte nostra noi oggi possiamo fare poco, se non continuare a offrire la nostra pacata ma ferma dichiarazione d’innocenza come contributo alla verità”. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.

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Da AdnKronos 1 agosto 2020