-La mattina del 6 aprile  2012 l’avvocato bolognese Gabriele Bordoni ha depositato alla Procura di Bologna un’istanza con allegata una lettera ricevuta da Ilich Ramirez Sanchez, più noto come Carlos, nella quale quest’ultimo, oltre a nominare Bordoni suo difensore, si dice pronto a dire tutto ciò che sa sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Ma perché Carlos, seppur formalmente non ancora indagato, ha deciso di nominare un difensore di fiducia presso la Procura felsinea?

Il terrorista venezuelano sta scontando nel carcere di Poissy a Parigi una serie di ergastoli comminatigli dalla giustizia francese per l’omicidio di due funzionari di polizia (1975) e per le stragi del 1982-1983 compiute su treni, stazioni e alla sede del giornale anti siriano e filo irakeno Al Watan al Arabi, stragi in cui perirono complessivamente 11 persone. La sentenza di primo grado sugli attentati del 1982-83 è stata emessa solo pochi mesi fa, nel dicembre 2011 e oltre a Carlos ha visto la condanna del suo luogotenente Johannes Weinrich (alias Steve) e del palestinese Ali Kamal al-Issawi (alias Abul Hakam), mentre Christa-Margot  Fröhlich (alias Heidi) è stata assolta per l’attentato alla sede del giornale.

Non è la prima volta che Carlos interviene sulla strage alla stazione del 2 agosto 1980. Anzi, fu proprio lui, nel marzo 2000 con un’intervista al Messaggero, a svelare uno dei segreti meglio custoditi della nostra storia repubblicana e cioè la presenza a Bologna il giorno della strage di un “compagno”, notizia mai emersa pubblicamente nei vent’anni precedenti nel corso delle indagini.

Quello spunto (una sorta di messaggio in codice a misteriosi destinatari) cadde proprio nelle fasi più delicate della messa a punto della rogatoria internazionale che l’allora Commissione Stragi, presieduta dal senatore diessino Giovanni Pellegrino, stava organizzando in Francia per andare a sentire l’ex terrorista internazionalista venezuelano. Carlos aveva detto di essere disposto a rispondere alle domande della Commissione d’inchiesta italiana, confermando questa sua volontà con una serie di lettere indirizzate a Gian Paolo Pelizzaro e alla Commissione stessa. L’intervista al Messaggero fu veramente un sasso lanciato nello stagno perché sia Carlos sia il suo difensore Sandro Clementi di Milano sia le autorità francesi avevano già ricevuto un elenco di domande da sottoporre al detenuto. Le rivelazioni di Carlos su Bologna aprirono un ulteriore squarcio nel mistero dell’attentato del 2 agosto 1980. Quell’accenno al “compagno” senza bagaglio, pedinato dai servizi segreti e presente alla stazione al momento dell’esplosione dell’ordigno era una notizia inedita e straordinaria che meritava ogni utile e doveroso approfondimento anche perché combaciava con alcune informazioni acquisite dall’organismo d’inchiesta nei mesi precedenti. Quel lavoro istruttorio – nato nell’autunno del 1999 e rilanciato dalle parole di Carlos – costituì l’avvio in Commissione Stragi e poi in Commissione Mitrokhin di una lunga, articolata e approfondita ricerca, condotta da Gian Paolo Pelizzaro e poi anche da Lorenzo Matassa, che portò nel luglio del 2005 a trovare l’esatta identità del “compagno” al quale aveva fatto riferimento Carlos nella sua intervista e quindi – nel novembre dello stesso anno – all’apertura di un nuovo fascicolo sulla strage da parte della Procura di Bologna.
Nell’estate dello scorso anno sono stati iscritti nel registro degli indagati due terroristi tedeschi membri delle Cellule rivoluzionarie e del gruppo Carlos, noto anche col nome di Separat, ovvero Thomas Kram (il “compagno” citato nell’intervista del 2000) e Christa-Margot Fröhlich. Questa pista ipotizza che la strage sia stata una ritorsione palestinese alla rottura del cosiddetto “lodo Moro” susseguente il sequestro di due missili ad Ortona nel novembre 1979 e al relativo arresto del responsabile per l’Italia del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il giordano Abu Anzeh Saleh residente a Bologna.

Da quel mese di marzo 2000, Carlos è tornato altre volte a parlare di Bologna e lo ha fatto introducendo via via elementi non ancora riscontrati, per esempio l’esistenza negli archivi della sua organizzazione di un rapporto scritto sulla strage.
Secondo Carlos, l’attentato non venne compiuto dai Nar Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva, ma fu organizzato dalla Cia e dal Mossad con l’intento di far ricadere la colpa sulla resistenza palestinese di cui il gruppo Separat e i suoi membri costituivano il braccio armato operativo in Europa.

La Procura di Bologna, attraverso il sostituto procuratore Enrico Cieri, ha già ascoltato Carlos nel 2009 e non sembra intenzionata a tornare a Parigi. Viceversa proprio il 6 aprile scorso, è stata resa nota sempre dalla Procura, la richiesta formale di rogatoria avanzata alla Repubblica federale di Germania per poter interrogare Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich, questa volta non nella veste di persone informate sui fatti (come nel 2008) ma come indagati.

Che cosa può dire Carlos di più e di nuovo rispetto a quanto detto finora? Difficile dirlo. Non si possono fare altro che delle ipotesi. Probabilmente, dopo l’ultima condanna subita, sono svanite del tutto le già flebili speranze di una scarcerazione. Carlos, 63 anni, non certo vecchio ma sicuramente sconsolato, nella lettera all’avvocato Bordoni datata 20 marzo 2012, si dice pronto a «smantellare il muro di bugie che hanno bloccato la verità degli anni di sanguinari massacri di civili innocenti avvenuti in Italia». Il cenno alle morti innocenti è forse segno di un’ormai insopprimibile scrupolo di coscienza?

Di certo, in questa nuova uscita di Carlos c’è un’anomalia, ovvero un elemento di assoluta novità. In passato Carlos si è sempre affidato per le sue questioni a collegi legali difensivi come quello di Jacques Vergès, o quello dell’attuale moglie Isabelle Costare-Peyre, mentre in Italia si è affidato all’avvocato milanese Sandro Clementi, autore del libro “Le virtù del terrorismo” (con prefazione dello stesso Carlos). Questa volta invece, e del tutto inaspettatamente, Carlos ha scelto uno studio legale di Bologna che in passato ha difeso il professor Paolo Signorelli, ideologo di destra morto nel 2010, accusato e poi assolto da ogni accusa proprio per la strage alla stazione.

Insomma un cambio di registro non indifferente.