German Gorbuntsov - fonte foto: © Ekaterina Chesnokova/RIA La sera di martedì 20 marzo, nei pressi del prestigioso quartiere commerciale di Canary Wharf, il quarantacinquenne banchiere russo in esilio German Gorbuntsov è stato oggetto di un tentativo di omicidio a colpi di fucile mitragliatore.

Gorbuntsov, che ora si trova ricoverato in ospedale in coma indotto e guardato a vista, stava rientrando nel suo esclusivo e multimilionario appartamento in Byng Street nella cosiddetta Isle of Dogs, dove gli appartamenti costano anche 200 sterline al giorno, quando, secondo le testimonianze, un uomo bianco, magro, alto all’incirca un metro e ottanta e vestito di scuro l’ha avvicinato e dopo aver sparato diversi colpi è fuggito lungo Westferry road. Un vicino di casa sostiene che l’attentatore fosse conosciuto dalla vittima.

Secondo il quotidiano russo Kommersant, che cita l’avvocato di Gorbuntsov, Vadim Vedenin, il movente del tentato omicidio andrebbe ricercato nel fatto che Gorbuntsov aveva di recente prodotto una nuova testimonianza alle autorità giudiziarie di Mosca, relativamente all’indagine sul tentato omicidio di un altro banchiere russo, Aleksadr Antonov avvenuto nel maggio 2009.

Il caso Antonov era stato riaperto da poco tempo, dopo essere rimasto fermo a lungo. All’epoca furono condannati tre ceceni, della stessa banda colpevole di aver assassinato Ruslan Yamadayev, uno dei cinque fratelli del clan che aveva sfidato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, protetto dal Cremlino, ma non si è mai giunti al vero mandante.

Gorbuntsov nella nuova testimonianza avrebbe coinvolto nell’attentato ad Antonov due dei suoi partner commerciali precedenti. Va ricordato che il figlio di Antonov, Vladimir è stato per un certo periodo proprietario del  Portsmouth Football Club a testimonianza dei forti legami economici che legano i magnati russi (anche quelli in esilio) con la Gran Bretagna.

Anche gli amici di Gorbuntsov sono dello stesso avviso: l’attentato è opera della mafia. I quotidiani britannici hanno titolato: «La violenza criminale russa esplode nelle strade di Londra».

Prima di diventare un uomo d’affari, nei primi anni 90, Gorbuntsov è stato anche in carcere. Ha avuto partecipazioni in almeno 40 società nel settore sicurezza, finanza e immobiliare. In Moldavia il banchiere è sulla lista dei ricercati con l’accusa di scalata bancaria illegale e appropriazione indebita. Un altro avvocato di Gorbuntsov, Valery Andronik, ha dichiarato «Il mio cliente mi ha detto più volte: “Se torno in Russia, mi uccideranno”».

Difficile, se non impossibile, non fare un paragone con l’omicidio del defezionista russo Alexandr Litvinenko, morto sempre a Londra il 23 novembre 2006, dopo essere stato avvelenato con Polonio 210 radioattivo. Per quella vicenda i procuratori britannici hanno chiesto inutilmente l’estradizione alle autorità russe di Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun due ex agenti del Kgb, come del resto lo era stato lo stesso Litvinenko,  ritenuti i responsabili dell’omicidio.

Marina, la vedova Litvinenko, ha inviato alla famiglia di Gorbuntsov un messaggio di vicinanza.

Malgrado sia stato interessato anche l’anti-terrorismo, Scotland Yard ritiene per ora che l’attentato a Gorbuntsov sia da ascrivere alla criminalità organizzata.