La pista è quella giusta: la strage di Bologna del 2 agosto 1980 va ascritta al terrorismo palestinese. È notizia di oggi che il pm Enrico Cieri e il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, hanno iscritto nei registri degli indagati, Thomas Kram e Christa Margot Frohlich. La notizia è riportata in esclusiva da “Il Resto del Carlino”. I due tedeschi in questione, facevano parte, all’epoca, dei gruppi del terrorismo rosso In Germania Ovest ed erano fortemente legati allo «sciacallo», Ilich Ramírez Sánchez, meglio conosciuto con il nome di Carlos, leader incontrastato del gruppo che seminava terrore in mezza Europa: il gruppo Separat. Non poteva certamente essere un caso che il terrorista del gruppo tedesco, Cellule rivoluzionarie, esperto in esplosivi, si trovasse a Bologna proprio quel funesto 2 agosto 1980 e la Fröhlich, che sarà arrestata due anni dopo a Fiumicino con una valigia piena di esplosivo compatibile con quello usato a Bologna, fu riconosciuta quel tragico 2 agosto da almeno un testimone. Kram è arrivato in Italia il giorno prima della strage e fermato al confine di Chiasso grazie a un’informativa partita dalla Germania, che preavvertiva del suo arrivo nel Bel Paese. Fermato per modo di dire: dopo i controlli di rito, il tedesco può ripartire verso Milano, città in cui era diretto ma nella quale non si ferma. Arriva invece a Bologna la sera del primo agosto, il giorno prima della strage e nel capoluogo emiliano pernotta. Nell’inchiesta da noi pubblicata, che riportava una scoperta fatta da cinque bloggers (intervistati all’interno del nostro servizio, uno dei quali diventerà nostro collaboratore, curatore della rubrica Watch Dog, Gabriele Paradisi) c’era un particolare legato all’arrivo di Kram in Italia: un telex che uno degli uomini della Polizia di confine ha inviato relazionando i suoi superiori. (per leggere l’intera inchiesta cliccare qui -> http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=5271) E’ grazie a quel telex, o meglio all’uso confuso che se ne è fatto e alla reale interpretazione dello stesso, che prende vita la possibilità di un coinvolgimento di Kram nella Strage di Bologna. Per far questo bisogna però fare un passo indietro e tornare agli anni precedenti l’uccisione di Aldo Moro, per capire cosa accadeva a quel tempo e del perché crediamo che la pista palestinese sia quella esatta. Non è più un segreto, anche lo stesso Francesco Cossiga ne parlava apertamente, anche se nulla di ufficiale è mai stato portato a galla: Aldo Moro aveva cercato in quegli anni di trovare una soluzione per evitare attacchi terroristici di matrice palestinese (FPLP) nel nostro paese, all’indomani della strage di Fiumicino del 1973. L’idea dell’allora Ministro degli Esteri era quella di permettere il transito di armi palestinesi nel territorio italiano, in cambio della certezza che non ci sarebbero stati attentati del FPLP sul suolo italiano. Il “gioco” funzionerà fino alla morte per mano delle BR di Aldo Moro (maggio 1978). Il tutto regge fino a quando nel 1979 non accade un fatto particolare: nella notte tra il 7 e l’8 novembre 1979 a Ortona (provincia di Chieti), in seguito ad un ordinario controllo da parte di una pattuglia del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri, si rinvenivano a bordo di un furgone Peugeot due lanciamissili Sam-7 Strela di fabbricazione sovietica, completi di batterie termiche, di congegni di lancio elettrici e razzi all’interno delle rispettive camere di lancio. Per farla breve, risulterà poi che quei missili appartenevano ai palestinesi del FPLP e che gli stessi ne reclamavano la riconsegna in virtù dell’accordo sopracitato che prevedeva il transito in Italia. Ma lo scenario interno in Italia era cambiato e quel patto «segreto» era saltato. Ne scaturisce un processo che vede coinvolto in prima persona Abu Anzeh Saleh, cittadino giordano di origini palestinesi nato ad Amman il 15 agosto 1949. Giunto in Italia nel 1971. Saleh era uno studente fuori corso, anche se dichiarava di svolgere l’attività di intermediario commerciale. In realtà il giordano era il rappresentante in Italia del Fronte popolare (FPLP) di Habbash, delegato alle attività militari e al rifornimento di armi e, al tempo stesso, era il contatto del gruppo Carlos a Bologna, oltre ad essere agente sotto la copertura del servizio segreto militare italiano. Tombola. Tra i contatti di Saleh, si scopre un numero di telefono di un certo Stefano, che alla fine si scoprirà essere il Colonnello Stefano Giovannone, capocentro a Beirut del Sid (che dal 1977 diventerà Sismi), e uomo di riferimento di Aldo Moro. Saleh viene condannato nel gennaio 1980 in primo grado. L’indulgenza verso i palestinesi, che aveva caratterizzato gli anni precedenti, cessa e lìFPLP minaccia chiaramente ritorsioni. Da questo fatto scaturisce la pista palestinese nella Strage di Bologna. La presenza di Kram a Bologna (uomo legato a Carlos, braccio armato dei palestinesi dell’FPLP a spasso per l’Europa) avvalora ancor di più questa tesi. Quel telex di cui parlavamo sopra, per usare un eufemismo, viene interpretato non correttamente dai membri di minoranza della commissione Mitrokhin e fornisce allo stesso Kram un buon motivo per servirsene come alibi. L’interpretazione scorretta del telex, falsata negli orari, fa si che Kram debba stravolgere i suoi programmi. Il tedesco dichiara in frontiera che è venuto in Italia per incontrarsi con una amica a Milano (una lettera della stessa amica, sarà fotocopiata in frontiera insieme al biglietto) e che poi avrebbe continuato il suo viaggio, l’indomani mattina, diretto a Firenze. Kram afferma che l’ora tarda di arrivo a Milano (dovuta ai controlli di ore in frontiera), fa saltare i suoi programmi, quindi decide di andare verso Firenze direttamente. Resosi conto che era tardi anche per andare a Firenze, decide di scendere a Bologna, fermarsi la notte e poi ripartire l’indomani. Una casualità dunque, secondo il tedesco, la sua presenza a Bologna e per avvalorare la sua tesi tira in ballo proprio la relazione di minoranza riguardo a quel telex. Ecco cosa si legge nella relazione, nella parte chiamata a supporto da Kram: «1° agosto 1980. Il capo dell’Ufficio sicurezza Chiasso Frontiera… a mezzo telex, informa…… che “con il treno n. 307, alle ore 12,08 legali, Kram è entrato in Italia diretto a Milano… è stato sottoposto a perquisizione con esito negativo. È giunto a Milano con treno nr. 201 delle ore 10,30 legali proveniente da Karlsruhe». Il telex originale invece recita: “Con treno 307 delle ore 12,08 legali odierne entrato Italia diretto Milano cittadino tedesco KRAM Thomas Michael… Predetto iscritto R.F. formula 5 et 6/R est stato sottoposto at perquisizione sotto aspetto doganale con esito negativo. Medesimo est qui giunto con treno n° 201 delle ore 10,30 proveniente da Karlsrhue”. Chiaramente Kram entra in Italia con il treno 307 delle 12.08, ma a Chiasso (e ricordiamo che a Chiasso c’è il valico di frontiera) ci era arrivato alle 10.30 con il treno 201 proveniente da Karlsrhue. Quindi i controlli che avrebbero fatto perdere tempo al terrorista tedesco, sarebbero stati effettuati nel giro di 1 ora e mezza a partire dalle 10.30, in territorio svizzero, fino alle 12.08, ora in cui Kram entra in Italia a bordo del treno 307 partito da Chiasso in direzione Milano, senza altre interruzioni. La trascrizione del telex nella relazione di minoranza, con un gioco strano di treni e orari, dice tutt’altro, come si evince chiaramente. Si lascia intendere che Kram è entrato in Italia sì alle 12.08, ma è a quest’ora che è stato trattenuto e non alle 10.30 a Chiasso; infatti l’ “est qui giunto alle 10.30”, presente nel telex originale, sta a significare che è giunto qui, cioè a Chiasso alle 10.30, nella relazione di minoranza diventa “è giunto a Milano”, creando così una sequenza distorta che produce un dato temporale non corrispondente al vero. Una volta appurato l’esatto orario in cui Kram è stato sottoposto a perquisizione e l’orario in cui è salito a bordo del treno che lo avrebbe condotto a Milano, si è cercato di capire se effettivamente Kram avesse il tempo di raggiungere Firenze ad un’ora accettabile affinché trovasse un alloggio. In definitiva Kram, giungendo a Milano alle 14 circa (ora legale), avrebbe avuto la possibilità di salire su un numero rilevante di treni che gli avrebbero permesso di raggiungere Bologna e da qui, con altre numerose coincidenze utili, giungere a Firenze entro le 23 del 1 agosto. È l’orario ufficiale delle Ferrovie dello Stato dell’epoca a confermarlo. Quindi Kram mente; il suo alibi crolla. Si arriverà a capire perché Kram fornisce un alibi falso? Una cosa è certa: quando si fornisce un alibi falso, qualcosa da nascondere c’è. Ma cosa ci nasconde Kram? I sospetti che abbia preso parte alla strage di Bologna e che quindi questa non sia di matrice neofascista, a questo punto, cominciano a diventare solidi. Finalmente si cerca di fare chiarezza e riportare tutti i pezzi del puzzle al posto giusto. Gaetano Baldi