
A 19 anni dalla condanna definitiva all?ergastolo di Pippo Calò, il “cassiere della mafia”, l’improvviso sviluppo delle indagini ha sorpreso il fratello di Luisella: «La situazione sembrava ferma e ormai lontana dall?interesse delle procure». Anche per Paolo Bolognesi, presidente dell’ associazione vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, il provvedimento nei confronti del boss di Cosa Nostra non scrive la parola fine sulla vicenda. «Che ci fosse la mano della mafia dietro il Rapido 904 era già stato sancito dalla sentenza su Calò ma la ricorrenza con l’esplosivo di via D’Amelio? sottolinea? conferma semmai che la mafia probabilmente ebbe il ruolo di mera esecutrice: menti esterne, tutte italiane, hanno utilizzato la mafia come braccio armato». Torna il parallelo con Bologna, il collegamento con ambienti dell’estrema destra e l’ipotesi che i registi fossero nascosti dentro lo Stato: «Vorrei ricordare che secondo la commissione Mitrokhin Carlos avrebbe avuto un ruolo anche nella strage di Natale ma questa è l’ennesima dimostrazione che con le stragi italiane Carlos non c’entra niente».
L’EX PM Claudio Nunziata, ora in pensione , svolse il primo sopralluogo sul posto a strage appena avvenuta: «Ho gestito i primi quattro mesi d?inchiesta ? ricorda ?, poi trasmettemmo il fascicolo per competenza a Firenze dopo aver imboccato la pista napoletana che ha portato alle successive condanne. Fin da allora emerse un quadro di accordi tra ambienti mafiosi e criminalità di destra, dunque non mi stupisce affatto il coinvolgimento di Totò Riina. E? consequenziale, nessuno poteva pensare che Pippo Calò agisse in maniera isolata»
Fonte: Il Resto del Carlino