prioreLunedì 28 gennaio 2013 la Terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione ha depositato la sentenza n. 1871 in cui si afferma che la strage di Ustica avvenne  a causa di un missile e non di una esplosione interna al Dc9 Itavia con 81 persone a bordo. A seguito di ciò lo Stato è chiamato a risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli.

Abbiamo interpellato Rosario Priore che in qualità di giudice istruttore si occupò della tragedia avvenuta nei cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980.

Giudice Priore nella sentenza-ordinanza depositata il 31 agosto 1999, lei aveva delineato uno scenario ben preciso, quello di una battaglia aerea.

Sì. Uno dei tentativi di eliminare Gheddafi, che quella sera avrebbe dovuto trovarsi su un aereo nei cieli di Ustica per recarsi in un Paese dell’Est, con ogni probabilità in Polonia. Avvertito quasi certamente dai nostri Servizi, Gheddafi riuscì a sfuggire all’agguato. E per un tragico errore il DC-9 che nascondeva sotto occhio la fusoliera uno o più aerei “cacciati” da missile ad essi destinati fu colpito. Ieri la Corte di Cassazione Civile, preso atto dello scenario bellico che si è consumato quella sera nei cieli del nostro Paese, e del fatto accertato che fu proprio un missile a causare l’abbattimento, ha ribaltato la sentenza della Cassazione Penale, che aveva confermato invece una sentenza della Corte d’Appello che aveva cancellato l’impianto accusatorio.

Cosa può dirci vedendo dopo tanti anni (la sua sentenza ordinanza è del 1999) esserle riconosciuto il lavoro e le conclusioni a cui giunse? Come pensa che la magistratura possa risolvere il conflitto che si è generato tra il giudicato penale e quello civile?

È difficile che si possa percorrere una via giudiziaria, perché i mezzi predisposti dall’ordinamento prevedono solo conflitti sul piano del diritto.

Una commissione parlamentare, che riprendesse il filone di indagine su Ustica della precedente Commissione stragi (1988-2001) potrebbe essere di aiuto?

Se vivessimo in un Paese normale che avesse superato le conflittualità dirompenti che hanno caratterizzato il nostro “consorzio” a partire dalla guerra civile guerreggiata, potremmo avere fiducia in questo istituto  cioè, nelle Commissioni parlamentari, chiamate a giudicare su episodi di strage e delitti affini. Nella mia esperienza ho assistito più volte a risultati non condivisi e a “spaccature” violente. Derivanti dalla persistenza nel nostro Paese di ideologie risalenti al secolo scorso e conseguenti conflittualità da guerra civile. E non mi sento di dissentire da quello che si diceva qualche anno or sono a proposito di simili istituzioni e cioè che quando si vogliono affossare storie e problematiche bisogna affidarle a una Commissione parlamentare. 

Riconoscere una responsabilità nella strage alla Francia, come aveva ipotizzato Francesco Cossiga, presidente del Consiglio all’epoca della tragedia, cosa può provocare?

Dovrebbe imporre al nostro governo, una presa di posizione più forte, al fine di ottenere delle risposte esaurienti ai nostri quesiti. In genere  però, quando si fanno queste inchieste, il Paese rogato di maggior peso del nostro, o fa orecchie da mercante, o ci dà delle risposte assolutamente improbabili. Io ricordo che quando ci furono dissapori tra la Francia e la Germania, sull’estradizione di terroristi della RAF, si incontrarono per risolvere il contenzioso il cancelliere tedesco e il primo ministro francese. Talvolta, in Italia, abbiamo affidato la gestione delle rogatorie, ad elementi di governo che non credevano affatto all’ipotesi di episodio di caccia aerea, bensì a quella dell’esplosione interna, di certo non ha aiutato l’espletamento della rogatoria stessa.  

Lei crede che questa sentenza possa essere un primo segnale che è giunto il tempo (trascorsi ormai 3-4 decenni dai fatti) per rivisitare con più serenità le tante stragi che hanno insanguinato l’Italia e giungere finalmente alla verità, magari ribaltando conclusioni ideologiche o di comodo già raggiunte? Mi riferisco in particolare alla strage del 2 agosto 1980 dove la procura bolognese sta da oltre 7 anni indagando sulla pista palestinese, nonostante si sia giunti a sentenze penali definitive che condannano i neofascisti del Nar.

Tutti i Paesi europei finalmente si sono riconciliati col proprio passato, assumendosene le responsabilità. Come la Germania. Penso anche, alla Spagna, che ha visto una guerra civile negli anni trenta detta anche guerra civile europea per la tragedia e il numero degli eccidi. Spagna che ha dedicato un solo sacrario a tutte le vittime delle tragedie del XX secolo, avvenute sul proprio territorio. Solo in Italia si continuano a perseguire strade del passato, manichee, che vedono un sempiterno scontro tra il bene e il male, di volta in volta personificate dall’antifascismo o dall’anticomunismo, vincolandoci a realtà dell’altro secolo.

Gabriele Paradisi