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Roma, 21 aprile ’11 (Fuoritutto) Per la prima volta, la tragica vicenda di via Acca Larenzia, col suo incredibile corollario di morti anche successive di anni, è analizzata in un libro nato dall’area di destra e centrato sulla memoria intesa anzitutto come ricerca della verità”. Così Flavio Nardi, responsabile per la cultura di Casa Pound, ha aperto la presentazione di “Acca Larentia- Quello che non è stato mai detto”.

Saggio di Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti ( Roma, Edizioni Trecento, 2010) che scandaglia ampiamente i cupi fondali da cui emerse, quel tragico 7 gennaio 1978, l’idra della strage del Tuscolano, coi giovani di destra Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti uccisi da un commando armato, e l’altro, Stefano Recchioni, nei successivi tafferugli: colpito, forse, da un ufficiale dei carabinieri che, però, s’è sempre dichiarato innocente, rilevando la differenza di calibro tra il proiettile responsabile della morte di Stefano e quelli usualmente in dotazione ai CC.

 

Con interventi, tra gli altri, del cantautore Francesco Mancinelli e degli stessi autori, il libro è stato presentato al “Circolo futurista” di Casal Bertone, sede “minore” di Casa Pound. Associazione di cui, pur non condividendo certo la linea politico-culturale, non possiamo non rilevare l’intelligenza e il coraggio nell’affrontare, da tempo, temi scomodi per l’ ”establishment” (vedi anzitutto, nel 2009, il confronto pubblico sugli anni di piombo con l’ex- br Valerio Morucci: che, se sollevò comprensibili critiche di familiari e amici delle vittime delle BR, lanciò però un forte messaggio di pacificazione nazionale, col riconoscimento delle reciproche responsabilità di sinistra e destra nel terrorismo anni ’70-’80, e la consapevolezza dei vantaggi maturati, in quegli anni, da ambienti perversamente interessati a speculare sullo scontro tra le due parti).
Oggi, hanno rilevato Mancinelli e Cutonilli, anche se in sede giudiziaria non s’ è mai voluti andare sino in fondo, identificando gli autori della strage, l’analisi delle migliaia di pagine di verbali e documenti legati all’inchiesta su Via Acca Larenzia permette a storici responsabili d’ individuare i colpevoli in quel magma di gruppi armati , più o meno legati alle nascenti Brigate Rosse, in cui s’ articolava, a metà anni ’70 ( poco dopo il rogo di Primavalle del ’73, costato la vita ai fratelli Mattei ), la struttura clandestina di Potere Operaio ( con responsabili Valerio Morucci e Oreste Scalzone ), sopravvissuta allo scioglimento ufficiale dell’ organizzazione ( giugno ‘73, per contrasti tra Franco Piperno e l’area padovana facente capo a Toni Negri ).
Più di 50 brigatisti rossi condannati in tribunale han detto chiaramente che uno dei maggiori responsabili di Via Acca Larenzia fu quel Luigi Rosati, già primo marito della br “movimentista” Adriana Faranda, legato al Collettivo comunista del quartiere dell’Alberone, omologo, a sua volta, di quel Comitato comunista di Centocelle da cui era partito, nel‘ 75, l’assalto all’altra sede MSI di Via Gattamelata, con l’ uccisione del giovane Mario Zicchieri; e da cui era “germinata” poi la colonna romana delle BR. Mentre le perizie legali degli anni ’80 hanno accertato che proprio la mitraglietta Skorpion dell’assalto a via Acca Larenzia, “gemella” di quella poi usata in via Fani, uccise in seguito, tra l’85 e l’ 88, anche gli economisti Ezio Tarantelli e Roberto Ruffilli, e l’ex-sindaco di Firenze Lando Conti. E sempre il sangue versato a Via Acca Larenzia, aggiungono gli Autori del saggio, è in parte alle origini delle scelte criminali anche di quei giovani di destra, già all’epoca dissidenti dalla linea legalitaria del MSI ( come Franco Anselmi, Francesca Mambro e i fratelli Fioravanti ) che nel ’78 optarono anche loro per la lotta armata, fondando i NAR e compiendo, a loro volta, attentati e omicidi.
(Fed)