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Boris Berezovsky

La strana morte dell’oligarca russo Boris Berezovski è caduta come un meteorite sull’inchiesta condotta dal Coroner Sir Robert Owen in merito alla morte del defezionista Alexander Litvinenko, eliminato a Londra nel novembre 2006 con una dose letale di polonio 210.

Proprio in queste settimane, infatti, si sta svolgendo a Londra l’inchiesta sulla morte dell’ex agente del Kgb poi dell’Fsb Aleksander Litvinenko. In questo procedimento, istruito dall’Assistant Deputy Coroner Inner North London District of Greater London, giudice dell’Alta Corte di Giustizia Sir Robert Owen, Berezovski era una delle principali parti citate e la sua morte non potrà non avere pesanti ripercussioni sull’istruttoria.

Sabato 23 marzo 2013, Boris Berezovski, è stato trovato morto nel bagno della sua residenza di Ascot nel Surrey. La notizia è stata diffusa su Facebook dal genero Egor Schuppe. Berezovski, 67 anni, era stato il primo russo a entrare nella lista dei cento uomini più ricchi del mondo, quando, sotto la dirigenza di Boris Eltsin, si era innescato il turbolento processo di trasformazione sociale ed economica dell’ex Unione Sovietica verso un pasticciato modello di sviluppo liberal-capitalistico.

Berezovski era stato inizialmente uno sponsor dell’ascesa dell’ex capo dei servizi segreti sovietici Vladimir Putin, diventandone però ben presto avversario e nemico giurato. Riparato nel Regno Unito nel 2000, aveva continuato la sua battaglia personale contro Putin, finanziando l’opposizione interna e accogliendo a Londra transfughi e defezionisti, tra cui Aleksander Litvinenko.

L’avvocato in Russia dell’oligarca, Aleksandr Dobrovinski, si è affrettato a dichiarare che «Berezovski si sarebbe suicidato», essendo ormai alla bancarotta finanziaria. Un amico imprenditore, Damian Kudriavtsev, lo ha invece smentito dicendo che: «Non sono state trovate tracce di suicidio, né di iniezioni o di assunzione di farmaci». Significativa e per ora dirimente la dichiarazione ufficiale di Scotland Yard che ha parlato di «decesso inspiegabile» annunciando l’apertura di «un’indagine completa». Nuclei specializzati in inchieste nucleari, radiologiche, biologiche e chimiche sono all’opera in queste ore.

Solo la scorsa settimana le autorità federali russe, attraverso il ministro degli Esteri Sergej Lavrov e quello della Difesa Sergej Shojgu, a Londra in occasione del primo incontro del dialogo strategico russo-britannico «2+2» con gli omologhi William Hague e Philip Hammond, hanno consegnato alle autorità giudiziarie britanniche che stanno istruendo l’inchiesta sulla morte di Litvinenko ben 15mila pagine di documenti provenienti dall’inchiesta speculare di Mosca. L’arrivo di questo materiale, che vede come principali sospettati il defunto oligarca Berezovski e l’ex consulente della Commissione Mitrokhin Mario Scaramella, ha spinto il  Coroner a posticipare al 2 ottobre l’udienza dibattimentale, inizialmente fissata per il 1° maggio. Occorre ricordare che il “caso Litvinenko” ha comportato una delle più gravi crisi diplomatiche dal dopoguerra tra Londra e Mosca.

Fa sorgere ulteriori interrogativi anche quanto ha dichiarato il portavoce del Kremlino, Dmitri Peskov, alla tv russa Vesti 24, e cioè che «circa due mesi fa, Berezovski avrebbe scritto di suo pugno una lettera a Putin riconoscendo di avere fatto degli errori e chiedendo perdono». Ora questa affermazione non potrà essere né confermata né smentita dall’oligarca.

Torna alla mente quanto avvenuto il 2 febbraio 2012 quando il padre di Aleksander Litvinenko, Walter, parlando alla televisione di Stato russa, disse di essere profondamente rammaricato per aver accusato Putin e il servizio di sicurezza della morte del figlio, dicendo di sperare di essere perdonato e di ottenere il permesso per tornare in Russia.

Rivolgendosi direttamente al presidente della Federazione Russa, Walter Litvinenko aveva dichiarato: «Vladimir Vladimirovich, se sta guardando questo programma la prego di perdonarmi per tutte le calunnie che ho detto e scritto su di lei, per tutto l’odio che avevo per lei. Se solo avessi saputo che mio figlio aveva lavorato per l’intelligence britannica non avrei parlato a quel modo della sua morte. Egli avrebbe dovuto essere punito come agente traditore. I traditori vanno puniti».

Dunque dopo la “morte inspiegabile” di Boris Berezovski, New Scotland Yard sarà costretta con ogni probabilità a intensificare le misure di sicurezza che già aveva adottato nei confronti delle parti e dei testimoni coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio Litvinenko. Tra di essi figura anche  Mario Scaramella il quale, il giorno dell’avvelenamento dell’ex ufficiale dell’Fsb divenuto cittadino britannico pochi giorni prima, l’aveva incontrato al sushi bar “Itsu” a Piccadilly Circus nel primo pomeriggio del 1° novembre 2006. Scaramella fu all’epoca oggetto di una feroce campagna di stampa in Italia di cui denunciammo gli eccessi e le manipolazioni nel libro Periodista, di la verdad! – Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso Litvinenko e la repubblica della disinformazione (Giraldi, 2008). Proprio in questi giorni, l’11 marzo 2013 al Guardian, Oleg Gordievski, colonnello già capo della Residentura del Kgb a Londra, riparato in Occidente nel luglio del 1985, ha parlato esplicitamente della presenza e dell’attività di molte spie russe a Londra (http://www.guardian.co.uk/world/2013/mar/11/russian-spies-britain-oleg-gordievsky) e, a proposito delle sue dichiarazioni rilasciate nel 2007 ai giornali italiani (in particolare a Repubblica) su Scaramella, ha precisato con una nota:

«Nella primissima fase dell’ “evento” del 2006 concernente Alexander Litvinenko io rilasciai alcune dichiarazioni su Mario Scaramella, in un momento in cui ero depresso per le severe condizioni di salute della vittima e per le minacce di Mosca. Un paio di giornalisti provocarono la mia ostilità verso Mario Scaramella con le loro manipolazioni. Le mie parole furono male interpretate e tradotte in modo errato in lingua italiana. Ad ogni modo io ho formulato a lui, per le mie parole, le più profonde scuse molte volte: io ho totalmente rispetto ed inoltre ammiro il Dr. Mario Scaramella, lui e’ un grande patriota e una ottima persona, un riconosciuto accademico ed un esperto nel campo della sicurezza nazionale ed ambientale. Lui e’ diventato un importante ed esperto testimone nella inchiesta per la morte di Alexander Litvinenko e ha ampiamente cooperato con i Comandi Anti Terrorismo, con la sua disponibilità  ed il suo coraggio ha supportato le autorità  britanniche  nella ricerca dei veri motivi e dei mezzi con cui e’ stato realizzato l’assassinio di Alexander Litvinenko. Io sono molto dispiaciuto del fatto che le mie parole furono usate nella massiccia campagna di diffamazione contro Mario Scaramella, che e’ stato vittima di una operazione di distruzione della reputazione in stile sovietico.»

Mario Scaramella
Mario Scaramella

In queste settimane Scaramella è stato ascoltato dalle autorità britanniche e lo sarà per tutto il mese di aprile. Secondo Scotland Yard, Scaramella è testimone protetto nel processo penale sulla morte di Litvinenko e testimone anche nell’inchiesta del Coroner Sir Robert Owen. Il maggior sospettato dalle autorità britanniche nell’inchiesta penale sull’omicidio Litvinenko è sempre l’attuale deputato della Duma Andrey Lugovoi, che nel processo del Coroner è classificato come testimone e persona interessata.
Mario Scaramella – anche alla luce delle stranezze che avvolgono la morte di Berezovsli – è, su richiesta delle autorità britanniche, sottoposto a particolari misure di protezione da parte dell’Ucis, l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale che fa capo al Dipartimento della Pubblica sicurezza italiano.

Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro