Al momento, Mario Scaramella è fuori della rosa dei principali sospettati dell’inchiesta sulla morte di Alexander Litvinenko. La sua posizione è stata chiarita nell’udienza del giorno 13 davanti all’Her Majesty’s Coroner for Inner North London, giudice dell’High Court Sir Robert Owen, durante la quale il Barrister (procuratore legale assimilabile al nostro pubblico ministero nei procedimenti di particolare gravità o rilevanza celebrati dall’Alta Corte di Giustizia), Hugh Davies, ha chiarito che «presa singolarmente [questa ipotesi], la nostra valutazione è che la documentazione di provenienza governativa non evidenzia un “prima facie case” [fattispecie in cui le evidenze prodotte sono sufficienti per emettere un primo giudizio] dal quale emerge un coinvolgimento di Mario Scaramella nella morte di Alexander Litvinenko».

L’udienza del 13 dicembre, iniziata puntualmente alle ore 10.30, si è conclusa anticipatamente rispetto al previsto. Annullata anche l’udienza prevista per il 14 dicembre. I vari temi all’ordine del giorno sono stati esaminati punto per punto rispetto allo schema di lavoro predisposto dal giudice Owen dopo l’udienza preliminare del 2 novembre scorso.

Durante l’udienza del 13 dicembre hanno preso la parola, oltre al Coroner e al Barrister, anche gli avvocati di parte civile (la famiglia Litvinenko, nelle persone della vedova Marina e dei figli dell’ex ufficiale dell’FSB), nonché i legali delle Properly Interested Persons (PIP) e cioè dei due principali sospettati del delitto, gli ex agenti dei servizi segreti russi Andrei Lugovoi e Dmitri Kovtun, del miliardario russo esiliato nel Regno Unito Boris Berezovsky e del capo della Police of Metropolis.

Nel rispondere ai vari quesiti posti dal Coroner, Hugh Davies ha puntualizzato come la documentazione di fonte governativa dimostra il coinvolgimento dello Stato russo nella morte di Alexander Litvinenko, mentre la stessa documentazione esclude qualsiasi responsabilità delle autorità britanniche nel delitto. Lo statement del pubblico ministero ha messo a segno un durissimo colpo alla credibilità delle istituzioni della Federazione russa poiché – da quanto sembra emergere dai documenti del governo britannico messi a disposizione della Corte – sarebbero provate le evidenze del loro coinvolgimento nell’omicidio Litvinenko.

Le autorità russe, da parte loro, mercoledì 12 dicembre – la sera prima dell’udienza – hanno inoltrato all’ufficio del Coroner un’istanza per essere ammesse ufficialmente nel procedimento. Richiesta, questa, messa in valutazione anche se pervenuta molto tardi rispetto al cronoprogramma dibattimentale. Per questo motivo, i rappresentanti russi (per l’esattezza gli investigatori dal Comitato investigativo della Federazione russa) non sono stati ammessi in aula. Questo passaggio ha innescato le prevedibili reazioni di Mosca. La Russia, infatti, proprio oggi ha respinto come «prive di fondamento» le accuse emerse durante l’udienza del 13 dicembre: «Speriamo che in seguito ai risultati del processo legale – hanno dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevich – tutte le accuse senza fondamento rispetto a un qualsiasi coinvolgimento russo in questo affare vengano dissipate una volta per tutte».

Ma l’intervento più duro e incendiario è stato quello dell’avvocato di Marina Litvinenko e del figlio Anatolj, Ben Emmerson, il quale – citando in larga parte le testimonianze della vedova e le deposizioni di Litvinenko rese in ospedale ai detective di Scotland Yard pochi giorni prima di morire, ha rivelato che la vittima sarebbe stato un agente a rendimento dell’MI6 (il Secret Intelligence Service) impiegato anche per fornire informazioni ai servizi di sicurezza e alla magistratura spagnola in ordine alle infiltrazioni della mafia russa nella Penisola iberica. Secondo Emmerson, che ha più volte citato come fonte di queste informazioni i coniugi Litvinenko, l’MI6 aveva designato un proprio agente, citato col nome di Martin, come «handler» (addetto) del defezionista russo e con il quale si incontrava regolarmente nel centro di Londra. Sarebbero peraltro emersi riscontri anche sui bonifici bancari effettuati dal servizio segreto britannico a favore di Litvinenko così come pagamenti in cash da parte degli spagnoli. E questo per dimostrare che la vittima, oltre a essere un cittadino britannico, lavorava per le istituzioni britanniche e di altri Paesi. Litvinenko avrebbe sul letto di morte fornito agli uomini di Scotland Yard i numeri di telefono riservati sia dell’agente Martin che di Lugovoi. Per Emmerson, l’agente Martin sarebbe un testimone fondamentale per accertare non solo la natura dei legami tra la vittima e l’MI6, ma soprattutto sui retroscena degli incontri che Litvinenko ebbe con Lugovoi, Kovtun e altri emissari russi non solo il giorno in cui venne contaminato con una dose letale di polonio 210 al Pine Bar del Millennium Hotel a Grosvenor Square.

Nessun dubbio, sempre secondo l’avvocato di parte civile, sulla colpevolezza di Andrei Lugovoi e degli altri ex agenti segreti russi nell’omicidio del dissidente russo.

Tornando, invece, alla relazione del Barrister, Hugh Davies ha risposto anche al quesito circa il possibile coinvolgimento diretto di Alexander Talik, l’ucraino ex ufficiale del KGB e del Servizio di protezione federale russo (lo stesso reparto dove aveva prestato servizio Andrei Lugovoi) all’epoca dei fatti operante come clandestino a Napoli, nella morte di Litvinenko.

Citando indirettamente le minacce di morte che Talik fece al telefono tra il 2005 e il 2006 contro Litvinenko, il pubblico ministero ha dichiarato che, anche in questo caso, presa singolarmente, l’accusa non ha trovato sufficienti riscontri o evidenze tali da costituire un caso di “prima facie”, ma ha poi voluto sottolineare come il nome di Alexander Talik non compare nella richiesta di informazioni e documenti sulla morte del defezionista russo avanzata dal Coroner agli organi di governo di Sua Maestà, lasciando aperta la porta a eventuali nuovi accertamenti. Litvinenko era venuto a sapere della inquietante presenza di Talik a Napoli poco tempo dopo il suo soggiorno ospite di Scaramella tra il gennaio e il febbraio del 2004 quando il consulente napoletano sottopose l’ex ufficiale dell’FSB a un lungo debriefing. Parte di quel lavoro d’intelligence è poi finito anche agli atti della Commissione Mitrokhin, ma Litvinenko – per questo – non è mai stato retribuito dall’organismo parlamentare d’inchiesta italiano.

Il giudice dell’High Court, Sir Robert Owen, ha aggiornato l’udienza preliminare al 1° maggio del prossimo anno.

Gian Paolo Pelizzaro
Max Coleman (da Londra)