L’articolo di Segreti di Stato e Libero Reporter sul misterioso viaggio a Roma di Abu Anzeh Saleh ha portato ad una seconda interpellanza urgente, dopo la prima a cui il governo ha dovuto ammettere – con un certo imbarazzo – di non conoscere né i motivi né l’esito di quella missione del capo dell’Fplp in Italia, richiesta dai magistrati di Bologna nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980.

Tre parlamentari hanno chiesto di conoscere «l’esatta scansione temporale del viaggio di Saleh da Bologna a Roma, per ragioni inerenti all’inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980», nonché di verificare se, nel periodo compreso tra il 15 agosto e il 31 dicembre 1981, Saleh abbia ottemperato regolarmente all’obbligo di firma che la Corte d’appello dell’Aquila gli aveva imposto nell’ambito del processo per il sequestro dei missili ad Ortona, avvenuto la notte tra il 7 e l’8 novembre 1979.

Giovedì prossimo, 15 novembre 2012, il governo dovrà rispondere a questa seconda interpellanza urgente indirizzata al Ministro dell’interno e al Ministro della giustizia sul caso Saleh. L’atto di sindacato ispettivo è stato presentato il 7 novembre 2012 dall’onorevole Antonio Buonfiglio del Gruppo misto FareItalia per la costituente popolare, e firmata anche dagli onorevoli Enzo Raisi del Fli e Siegfried Brugger del Gruppo misto Minoranze linguistiche.

http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=62221&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27INTERPELLANZA+URGENTE%27

In primo grado, il 25 gennaio 1980, a Saleh e ai tre autonomi romani del collettivo di via dei Volsci Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Giuseppe Luciano Nieri, per la vicenda dei missili era stata comminata una pena a 7 anni di reclusione. Il 14 agosto 1981 però – un anno dopo l’attentato – l’unico a riottenere la libertà sarà proprio Saleh, pur dovendo ottemperare all’obbligo di dimora a Bologna, città dove risiedeva, e di presentarsi periodicamente presso la locale Questura.

Da una ricerca condotta da Segretidistato.it è emerso, infatti, un carteggio tra l’allora consigliere istruttore aggiunto Aldo Gentile e la sezione penale della Corte d’Appello dell’Aquila. Il magistrato bolognese, il 10 settembre 1981, quindi a nemmeno un mese dalla scarcerazione di Saleh, chiedeva al Tribunale de L’Aquila un’autorizzazione ad esentare Saleh dai suoi obblighi poiché s’era resa necessaria una sua convocazione a Roma per il periodo dal 15 al 21 settembre 1981 «ai fini procedimento relativo attentato stazione ferroviaria Bologna 2 agosto 80». Qual era il motivo di questo inspiegabile atto istruttorio che rendeva necessaria la presenza a Roma del capo del Fronte popolare di Habbash in Italia, pochi giorni dopo la sua scarcerazione?

Questo scambio di telex, cinque documenti in tutto, fa emergere per la prima volta nel contesto delle indagini sulla strage del 2 agosto, un ruolo, tutto ancora da decifrare, di Abu Anzeh Saleh, responsabile militare per l’Italia del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, garante del “lodo Moro” e ufficiale di collegamento con il gruppo Carlos.

Gian Paolo Pelizzaro nell’articolo “Strage Bologna, quel viaggio segreto a Roma di Abu Anzeh Saleh”, pubblicato su segretidistato.it il 17 settembre 2012 (http://news.liberoreporter.eu/index.php/2012/09/Speciali/strage-bologna-quel-viaggio-segreto-a-roma-di-abu-anzeh-saleh.html) ha messo in evidenza tutte le implicazioni di questo inedito e delicato passaggio.

Dunque, ottenuta l’autorizzazione dai magistrati della Corte d’Appello de L’Aquila, Saleh presumibilmente si recò a Roma. Ma purtroppo, agli atti non c’è alcuna traccia né di questo viaggio, né si conosce dove andò, tantomeno cosa gli fu chiesto, da chi e che cosa disse.

Il 25 settembre 2012, proprio sulla scorta degli interrogativi sollevati nell’articolo di Pelizzaro, l’onorevole Enzo Raisi presentò un’interpellanza urgente firmata da 50 deputati (http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=59997&stile=6&highLight=1&paroleContenute=%27INTERPELLANZA+URGENTE%27).

Il governo, per voce del sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, rispose giovedì 4 ottobre (http://www.camera.it/410?idSeduta=0697&tipo=stenografico#sed0697.stenografico.tit00060.sub00030)

ammettendo che «non risulta alcun documento idoneo a spiegare quale specifica attività d’inchiesta sulla strage di Bologna sarebbe avvenuta attraverso tale viaggio a Roma del precitato Saleh».

Non solo non esiste alcun riscontro negli atti del procedimento penale sulla strage, conservati presso il Tribunale di Bologna, ma nemmeno risulta traccia presso le autorità giudiziarie di Roma, di Chieti, de L’Aquila, né presso il dipartimento delle informazioni per la sicurezza e il Ministero dell’interno – Dipartimento di pubblica sicurezza.