Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos

Lunedì 4 giugno, l’avvocato bolognese Gabriele Bordoni si è recato in Francia presso il carcere di massima sicurezza di Poissy, non lontano da Parigi, per un colloquio con Ilich Ramirez Sanchez, noto col nome di battaglia Carlos, il terrorista internazionalista che negli anni ’70 e ’80 operò come militante di vertice del Fronte popolare per la liberazione della Palestina di George Habbash e Wadi Haddad. Carlos, in una lettera spedita a Bordoni in qualità di suo legale di fiducia il 20 marzo, aveva fatto sapere della sua intenzione di collaborare con le autorità italiane nella ricerca della verità sull’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Da quanto abbiamo appreso parlando con Bordoni, Carlos non sembra abbia aggiunto nulla di nuovo rispetto a quanto ha già più volte dichiarato negli ultimi anni. Da quando cioè il 1° marzo 2000 rilasciò un’intervista al Messaggero dove per la prima volta svelava particolari inediti e sorprendenti sulla strage del 2 agosto.

In quell’intervista, Carlos aveva dichiarato testuale: «A Bologna un compagno, probabilmente sotto sorveglianza, viaggiava senza bagagli cercando di fuggire dopo l’identificazione. È sceso alla stazione mentre il treno era ancora in corsa e si è trovato nel piazzale della stazione poco prima che esplodesse una bomba (è un riferimento, mai appurato dalle inchieste italiane, alla strage avvenuta nell’agosto 1980. n.d.r.). Noi ci chiedemmo, in quel momento, se non fosse lui che doveva morire in quell’esplosione».

Nel luglio 2005, grazie ad una ricerca nata nell’ottobre del 1999 e poi proseguita in una serie di attività istruttorie promosse prima dalla Commissione Stragi e poi dalla Commissione Mitrokhin, è stato possibile dare un nome e un cognome a quel «compagno» evocato da Carlos:  Thomas Kram, membro delle Cellule rivoluzionarie tedesche poi reclutato nel gruppo Carlos da Johannes Weinrich.  Kram è attualmente iscritto, insieme alla sua sodale Christa-Margot Fröhlich, nel registro degli indagati dalla procura di Bologna nell’ambito dell’inchiesta bis sulla strage aperta nel novembre 2005 proprio in seguito alle evidenze emerse in Commissione Mitrokhin.

Carlos, all’avvocato Bordoni ha dichiarato che la responsabilità dell’attentato è da ascriversi alla Cia e al Mossad. Anche in questo caso nulla di nuovo. Infatti, nella versione originale dell’intervista rilasciata a Paolo Biondani del Corriere della Sera il 23 novembre 2005 e pubblicata su Area nel gennaio 2008, Carlos aveva sostenuto:

«Dopo poco tempo dalla strage ho ricevuto un “report” scritto dalla Germania Ovest che un compagno tedesco era uscito pochi istanti prima dalla stazione di Bologna quando c’è stata l’esplosione. Questa persona, il cui nome ricordo solo ora leggendolo, era un insegnante di Bochum (Germania), di una nota famiglia comunista. Questo non poteva più sopportare le persecuzioni personali della polizia e quindi decideva di proseguire gli studi in un’Università in Italia, precisamente a Perugia. Il giorno prima della strage era a Roma dove era seguito da agenti dei servizi segreti e così anche sul treno per Bologna sul quale portava con sé solamente una busta di plastica con oggetti personali. Se questa persona fosse morta nell’esplosione sarebbe stato facile attribuire la responsabilità ai militanti tedeschi. Siamo sempre stati convinti che l’esplosione sia stata organizzata da agenti dei sionisti Usa e israeliani che sono i veri “padroni del terrore nero” in Italia».

All’avvocato bolognese, Carlos ha lamentato come talvolta i giornali italiani abbiano male interpretato (o manipolato?) le sue parole. Nel caso specifico, l’ex terrorista venezuelano ha sottolineato che Cia e Mossad non avrebbero organizzato la strage per ritorsione alla politica filoaraba del governo italiano (lodo Moro), ma semplicemente per far ricadere sui palestinesi la colpa e la deplorazione del mondo intero, compresa la sinistra italiana così accondiscendente alla loro causa.

Per quanto riguarda Thomas Kram e i suoi spostamenti in quei primi giorni dell’agosto 1980, Carlos – rispetto a quello che è stato riportato da alcuni giornali – ha ricostruito all’avvocato Bordoni uno scenario ricco di oggettive inesattezze e imprecisioni. Com’è ormai noto, esistono documenti che attestano l’arrivo di Kram a Chiasso dalla Germania alle 10.30 del mattino del 1° agosto. È anche documentato un suo pernottamento a Bologna, presso l’Albergo Centrale di via della Zecca, risultando la sua registrazione la notte tra il 1° e il 2 agosto. Carlos invece insiste nel ribadire la presenza di Thomas Kram addirittura a Roma, nei giorni precedenti la strage, con l’intenzione di recarsi a Perugia per un periodo sabbatico. Nel capoluogo umbro Kram aveva trascorso alcuni mesi dal settembre 1979 al marzo 1980, seguendo un corso di lingua italiana presso la locale Università per stranieri. Secondo Carlos, il tedesco, mentre si trovava nella Capitale, avrebbe notato due uomini vestiti con abiti pesanti nonostante il caldo, pedinarlo ostentatamente. Preoccupatosi di queste “attenzioni”, avrebbe deciso di tornare verso Nord e giunto a Bologna sarebbe scampato all’esplosione dell’ordigno per un soffio.

Ad oggi non abbiamo nessun documento che possa indicarci come Kram trascorse e dove la giornata di sabato 2 agosto. Sappiamo però che la sera del 5 agosto tentò di fare ingresso a Berlino est, città dove aveva sede il quartier generale dell’organizzazione Separat, raggiunto poche ore dopo dal suo diretto superiore e numero due del gruppo Carlos, Johannes Weinrich. Su questo probabile summit, Carlos non si è pronunciato.

L’avvocato Bordoni ha spiegato che le autorità francesi si sono dimostrate disponibili limitando allo stretto necessario le procedure burocratiche obbligatorie per consentire l’incontro, ma hanno vietato categoricamente qualsiasi registrazione audio del colloquio, tantomeno video registrazioni. L’incontro è avvenuto in una stanzetta angusta di un metro e venti per un metro e l’avvocato Bordoni nelle cinque ore di durata del colloquio ha redatto manualmente un verbale. Carlos ha risposto quasi sempre in italiano o in spagnolo. Al termine, Sanchez ha riletto il verbale, apportando anche alcune correzione, quindi l’ha approvato e sottoscritto. Complessivamente, l’avvocato Bordoni ha sottoposto a Carlos una ventina di domande, su alcune delle quali però il terrorista venezuelano si è riservato di rispondere ai magistrati bolognesi se questi decideranno di sentirlo come egli si auspica.

Dunque, in apparenza sembra che Carlos non abbia introdotto alcun nuovo elemento. Questo potrebbe indurre i magistrati bolognesi a non accogliere il suo invito, ma può anche essere che Carlos abbia fornito qualche dettaglio a prima vista insignificante, ma fondamentale per esplorare ciò che rimane da scoprire sull’enigmatico viaggio in Italia di Thomas Kram il 1° agosto del 1980. Dobbiamo infatti ricordare che Carlos ha spesso fornito, tra le righe delle sue dichiarazioni, indicazioni salienti, di cui poi è stato possibile trovare riscontri, occultandole tuttavia in contesti del tutto indimostrabili o inverosimili. L’analisi delle varie dichiarazioni dell’ex “primula rossa” del terrorismo internazionale è un lavoro molto serio e delicato. Occorre svolgere riscontri e verifiche prima di accogliere le sue “rivelazioni” come verità assoluta. Ma un dato è certo: grazie a Carlos è stato possibile – nel marzo del 2000 – conoscere per la prima volta la presenza di un componente della sua organizzazione terroristica alla stazione di Bologna, pochi istanti prima che la bomba esplodesse nella sala d’aspetto di seconda classe.

Gabriele Paradisi
Gian Paolo Pelizzaro