La ragion di Stato impone agli egiziani di confezionarci la verità di comodo sul caso Regeni… Noi siamo maestri in questo, nel regalare quadretti “dipinti” ad arte, da dare in pasto come realtà dei fatti accaduti. Non faremo nulla per avere giustizia, per conoscere come realmente sono andate le cose, non siamo credibili noi, che a distanza di parecchi anni conserviamo ancora gelosamente segreti inconfessabili. Con buona pace dei parenti di Giulio…

regeni-giulioLa verità di comodo che le autorità egiziane ci vogliono propinare sulla morte del nostro connazionale, il giovane friulano Giulio Regeni, sa proprio di presa per i fondelli. Due giorni fa le forze dell’ordine, in uno scontro a fuoco, secondo gli egiziani dei piani alti, avrebbero ucciso 5 componenti di una banda dedita al sequestro di stranieri; gli stessi sarebbero gli autori del sequestro, delle torture che per giorni hanno martoriato il corpo e poi ucciso il ricercatore italiano. Ieri il colpo di teatro: ritrovati i documenti di Regeni in casa della sorella del capo della banda sgominata. Nessuna altra prova, 5 persone che non potranno più parlare e il confezionamento della “sentenza” di colpevolezza è servita. Al-Sisi ha promesso che avrebbe risolto il caso e all’Italia ha “regalato” quella verità che ci dovrà bastare. Lo stile è sempre quello e noi italiani lo conosciamo benissimo (ne abbiamo pure noi di scheletri nell’armadio, inconfessabili…); le cose sono sicuramente andate in ben altro modo, ma questo è quello che ci danno in pasto da ingurgitare.
Non sta in piedi per niente che una banda dedita ai sequestri, prenda un giovane ricercatore universitario, non chieda un riscatto, lo torturi per giorni e poi, quando gli muore sotto le mani, lo scarica sul terreno come fosse spazzatura. Non protesteremo più di tanto, in qualche maniera la ragion di Stato (che sia dell’Italia o dell’Egitto) deve prevalere sulla realtà delle cose.
Perfino la moglie del capo della banda, e la sorella, si sono ribellate al quadretto che le autorità egiziane hanno deciso di propinarci. La borsa contenente i documenti di Regeni, dichiara la consorte del boss della gang, l’hanno ricevuta cinque giorni fa, più di 40 giorni dopo l’omicidio: è stata consegnata al marito, prima di essere trucidato con i suoi compari. Tranquilli quindi, possiamo certificare che non ci saranno altri colpi di scena.

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Graziella De Palo e Italo Toni, i due giornalisti scomparsi in Libano dal settembre 1980 e di cui non sono mai stati restituiti i corpi ne esiste una verità “accertata”.

Del resto se nel nostro paese, dal settembre del 1980 (e ne prendiamo solo uno di casi da esempio nostrani) stiamo ancora aspettando la “vera” verità sulla scomparsa di Graziella De Palo e Italo Toni (anche se sappiamo benissimo come sono andate le cose), non siamo il paese adatto a fare rimostranze. Che credibilità potremo mai avere nel chiedere spiegazioni, visto che la classe dirigente del nostro paese, ieri come oggi, usava e usa gli stessi metodi?
Cari genitori e parenti stretti di Giulio: comprendiamo il vostro dolore e la rabbia. Noi vi siamo vicini… per quel che può servire, anche se non lenirà la vostra sofferenza. Almeno voi, un corpo su cui piangere, ce l’avete.

Gaetano Baldi (da LiberoReporter)