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Signor Presidente del Consiglio,

oltre che il fratello di Graziella De Palo, la ventiquattrenne giornalista italiana “desaparecida” in Libano con il collega Italo Toni a Beirut ben 34 anni fa, sono un cittadino italiano ed anch’io un giornalista, che si onora di collaborare con questa nobile testata (LiberoReporter).

E’ da LiberoReporter che scrissi al nostro inamovibile Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per un appello di altro genere rimasto senza risposta, sebbene sappia egli aver letto il mio scritto a lui indirizzato.

Per questo mi permetto di cominciare questa mia con una disperata esortazione: non si comporti allo stesso modo, come sarà tentato di fare, fingendo di non aver mai ricevuto e letto questo mio scritto, il cui testo le verrà segnalato e sottoposto dal DIS, se quest’ente svolge, come so, egregiamente il proprio compito istituzionale.

La mia storia la trova anche su Wikipedia, e non mi ci soffermo. Quel che mi preme sottolineare, è quanto mi dispiaccia l’essere diventato, in questi lunghissimi 34 anni, una specie di mina vagante per la politica italiana, che ogni leader politico ha cercato, in parte riuscendoci, di isolare a suo modo e di far impazzire, con le uniche eccezioni dell’allora Presidente della Repubblica, l’indimenticabile e indimenticato Sandro Pertini e del politico radicale Marco Boato, che nei primi anni si spese personalmente e solitariamente al nostro fianco. Quanto ai suoi predecessori, non ho avuto modo di sperimentare altro che la cinica infingardaggine di Arnaldo Forlani, le altezzose minacce di Giovanni Spadolini, rivoltemi in presenza dell’ex direttore del Corriere della Sera Stefano Folli, all’epoca suo capo ufficio stampa, proprio a me, che di Folli ero stato collega, formandomi come lui sulle pagine culturali della gloriosa e dimenticata Voce Repubblicana. Altezzose minacce che non furono se non il preludio al Segreto di Stato con il quale il suo successore Bettino Craxi decise di sabotare e mettere a tacere per sempre i risultati scandalosi della mia inchiesta giornalistica, messi lealmente a disposizione del Governo, con l’aiuto del nostro avvocato di allora, l’on. ed ex vice presidente della Camera, Alfredo Biondi.

Non ho mai avuto la benché minima stima del suo predecessore Silvio Berlusconi, ma devo riconoscere che quest’ultimo, grazie alla lealtà del sottosegretario Gianni Letta ed all’impulso fondamentale ricevuto da quel grande, misconosciuto ed oggi finalmente rimpianto sindaco di Roma Gianni Alemanno e dall’allora Presidente del COPASIR Francesco Rutelli, è stato l’unico a non fare orecchio da mercante, qual pure era, all’appello rivoltogli appunto da Francesco Rutelli e dall’intero COPASIR, di anticipare la caduta del Segreto di Stato su tutte le centinaia di documenti in possesso dell’ex-SISMI, divenuto AISE dopo la riforma dei Servizi di intelligence voluta da Romano Prodi, con la relativa modifica delle disposizioni riguardanti la disciplina del Segreto di Stato.

E’ alla decisione umanitaria di Silvio Berlusconi che dobbiamo la desecretazione, sia pure con numerosi omissis e senza nemmeno poter aver l’agio di fotocopiarli, di ben 1240 documenti, rimasti fino ad allora segreti.

Il prefetto Gianni De Gennaro ed il sottosegretario Letta avvertirono lealmente all’epoca dei fatti (2009) che non si poteva fare altrettanto per quei documenti, sui quali però è da qualche mese scaduto quel Segreto di Stato, che lei Presidente Renzi, sta tentando di mantenere arrampicandosi sugli specchi e senza nemmeno degnarsi di rispondere all’istanza formale che le abbiamo scritta ai sensi della legge Prodi, che mettevano in diretta relazione l’operazione del sequestro e dell’omicidio dei due nostri congiunti italiani con l’operato dell’Organizzazione per la “liberazione” della Palestina, la famigerata OLP, con la quale in virtù del lodo Moro la nostra Nazione, che è purtroppo sempre stata spietatamente forte con i deboli e vigliaccamente debole con i forti come questi spietati organizzatori e pianificatori del terrorismo internazionale, intratteneva strettissimi ed ignominiosi rapporti in base alle disposizioni impartite da Aldo Moro al «criminale» di Stato col. Stefano Giovannone, che, dopo averlo frequentato per mesi, travolto dalle sue menzogne e depistaggi,  mi onòro di aver fatto arrestare su mandato dell’allora giudice Renato Squillante e del suo Pubblico Ministero Giancarlo Armati, per la sua evidente complicità nell’omicidio e nell’occultamento dei cadaveri dei due poveri desaparecidos in questione.

Di lei una cosa so, onorevole Renzi: di tutta questa vicenda lei conosce attualmente tutta la verità con la sua portata letteralmente esplosiva per gli interessi italiani anti israeliani in Medio Oriente.

Io non le chiedo neanche di rompere questo muro così ingiusto e prevaricatore nei confronti dei nostri diritti civili, ben consapevole del primato in questo caso della tutela della sicurezza nazionale.

Quel che mi permetto intimarle, a Lei che come me si professa cattolico, è l’immediato rimpatrio e restituzione di quel che resta di quei poveri corpi, affinché ci sia consentito di svolgere quel precetto di misericordia che consiste nel seppellire degnamente i propri defunti, e che ci è stato finora negato, nonostante lo strapotere italiano sul piccolo Libano.

E’ a questo scempio, onorevole Renzi, che le chiediamo di rimediare, impegnandovi tutta la sua responsabilità e tutto il suo potere nei confronti delle nostre forze armate, che di tale missione nessun suo predecessore si è mai degnato di incaricare. Solo così, confermando l’impianto del nostro albero di ulivo, simbolo della tanto auspicata pace in Terrasanta, alla confluenza dei viali Graziella De Palo e Italo Toni, potremo offrire il nostro consapevole e necessario silenzio sulla vicenda ed elargire finalmente agli assassini, che qui non voglio nemmeno nominare, ma di cui lei certo conosce meglio di me perfino i nomi, il nostro perdono.

In fede,

Giancarlo De Palo

(da LiberoReporter)

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Ho appena creato una nuova petizione e spero vorrete firmarla: 
Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi: Impegno a rimpatriare i poveri resti dei due “desaparecidos” italiani.

Clicca qui per saperne di più e per firmare: