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“La Corte d’Appello dell’Ontario si pronuncerà sull’estradizione di Hassan Diab non prima di febbraio 2014” (aggiornamento 13-11-2013)

In Canada il dibattito sull’estradizione di Hassan Diab, il palestinese sospettato dai magistrati francesi di essere il responsabile della strage alla sinagoga di rue Copernic a Parigi del 3 ottobre 1980, si fa sempre più incandescente man mano che ci si avvicina ai giorni, il 4 e 5 novembre prossimi, in cui la Corte d’Appello dell’Ontario dovrà decidere se accogliere o meno il parere favorevole già espresso in primo grado dal giudice della Corte Superiore Robert Maranger.

Intellettuali, giuristi e docenti universitari, ex colleghi di Diab, stanno rilasciando dichiarazioni e pareri ai media, mentre il comitato Justice for Hassan Diab ha indetto per le ore 10 di lunedì 4 novembre 2013, una manifestazione proprio di fronte alla Osgoode Hall di Toronto, dove si riunirà la Corte d’Appello.

Gary Botting, famoso giurista canadese, avvocato, oltre che poeta, drammaturgo e critico, considerato una delle maggiori autorità del paese in materia di diritto di estradizione, ha definito la relativa legge “l’atto meno equo” dell’intero sistema giuridico canadese.

Jo Wood, professoressa, in pensione, di psicologia presso la Carleton University e membro del Comitato di Supporto ad Hassan Diab, richiamando la denuncia fatta a suo tempo da Human Rights Watch ove si sostiene che le prove a carico di Diab provengano prevalentemente da fonti dell’intelligence e che pertanto possano essere state ricavate anche attraverso metodi inaccettabili, come ad esempio sotto tortura, ha dichiarato che “è ormai giunto il momento per il Canada di riformare il diritto di estradizione e smettere di sacrificare i  principi fondamentali di giustizia e di equità sull’altare della diplomazia”.

Il punto, oggetto di maggiori perplessità e contestazioni, è quello per cui, come lo stesso Maranger ha ammesso, le prove prodotte dagli inquirenti francesi, con ogni probabilità, in Canada non sarebbero state ammesse, ma la legge di estradizione alla quale il giudice della Corte Superiore ha dovuto attenersi, non entra nel merito delle prove medesime, ritenendole a priori accettabili in quanto validate dalla magistratura del paese richiedente, nel caso specifico la Francia, del cui sistema giuridico non vi è motivo di nutrire dubbi.

È molto probabile che analoghe manifestazioni e prese di posizione a favore di Diab, si sviluppino nelle prossime settimane presso la comunità intellettuale francese.

Gabriele Paradisi

 

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