carlos_giovaneNell’udienza del 14 novembre 2011, dove si è preso in esame l’attentato di rue Marbeuf del 22 aprile 1982 (vedi Scheda), Carlos ha rifiutato di dichiararsi “innocente o colpevole”. Ai giudici che avevano interpretato la sua come una dichiarazione di totale estraneità ai fatti, Carlos ha ribadito: «Non ho detto ciò! Perché vi farei questo piacere? (…) Non ho niente da dire su questa domanda (…) Mi accusate senza prove. (…) Non ho negato, né affermato (…) avete manipolato, falsificato il dossier».

Nell’udienza di giovedì 10 novembre era stato invece rievocato l’attentato al treno espresso Parigi-Tolosa “Le Capitole” del 29 marzo 1982 (vedi Scheda). La strage al treno Tgv a Tain-l’Hermitage del 31 dicembre 1983 (vedi Scheda) sarà trattata giovedì mattina 17 novembre, mentre quella sempre del 31 dicembre 1983 alla stazione marsigliese di Saint Charles (vedi Scheda) verrà affrontata venerdì 18.

Per quanto riguarda Christa-Margot Fröhlich, imputata per l’attentato di rue Marbeuf, nel pomeriggio del 16 novembre verranno esaminate le investigazioni eseguite in Iugoslavia (da cui partì l’auto Opel Kadett imbottita di esplosivo) e quelle relative al suo arresto a Fiumicino il 18 giugno 1982 (vedi Articolo).

L’interrogatorio dell’imputata sui fatti che la riguardano è previsto per mercoledì 30 novembre. La Fröhlich, difesa dall’avvocato francese Ripert e da quello tedesco Herzog, non sarà  comunque presente in aula. La Germania non ha concesso l’estradizione e per giunta ella si è resa irreperibile.

Di grande interesse, ammesso che si presentino e depongano, le audizioni del maggiore dalla Stasi Helmut Voigt (alle 9.30 di mercoledì 7 dicembre) e quella di Wilhelm Borostowski (alle 15 dello stesso giorno). I due ex ufficiali della polizia segreta della Ddr, rispettivamente capo e vicecapo della sezione XXII/8, erano, insieme al maggiore Gottfried Kind (la cui audizione è programmata alle 14), coloro i quali avevano in gestione la pratica “Separat” e quindi monitoravano tutti gli spostamenti e le attività degli uomini di Carlos (vedi Articolo)

«Va segnalato che Helmut Voigt, dopo la caduta del Muro di Berlino, lasciò il Paese e si trasferì, in stato di clandestinità, in Grecia dove venne arrestato nell’Albergo Balaskas al centro di Atene, il 7 settembre 1992. Voigt era in possesso di un passaporto falso a nome di Alfred Hermann (l’indagine dimostrerà che faceva parte di uno stock di documenti rubati in un ufficio amministrativo della Repubblica Federale nel maggio del 1991). La polizia greca, che eseguiva una richiesta di assistenza giudiziaria internazionale da parte delle autorità tedesche, era giunta all’ex ufficiale della Stasi pedinando la sua donna, Karla, di 35 anni, di Varsavia, anche lei con un passato di agente della polizia segreta tedesco-orientale. Dopo la condanna a dieci mesi di reclusione da parte del Tribunale di Atene per essere entrato clandestinamente in Grecia, VOIGT verrà estradato in Germania il 15 luglio del 1993 dove verrà processato e condannato a quattro anni di reclusione dal Tribunale di Berlino (l’11 aprile 1994) in quanto giudicato colpevole, tra l’altro, di concorso in omicidio in relazione all’attentato compiuto dal gruppo Carlos contro il centro culturale francese (Maison de France) di Berlino Ovest il 25 agosto 1983 (un morto e 23 feriti) [attentato per il quale è stato condannato all’ergastolo Johannes Weinrich]. Secondo l’accusa, Voigt aveva appreso, sin dal 1982, che il gruppo Separat stava programmando un’azione ritorsiva e consentì che Weinrich (ritenuto il “burattinaio” dell’operazione) introducesse l’esplosivo a Berlino Est per l’attentato alla Maison de France. Nell’ambito della medesima indagine, venne coinvolto anche il diplomatico siriano Nabil Shrittah, terzo segretario dell’ambasciata di Siria a Berlino Est. L’uomo fu accusato di aver occultato l’esplosivo nei locali dell’ambasciata siriana prima dell’attentato contro il centro culturale francese. Infatti, l’Mfs precisava, senza esitazioni, che l’esplosivo utilizzato per l’attentato proveniva dall’ambasciata di Siria e Ali al-Issawi (alias Abul Hakam) lo aveva portato a Berlino Ovest, passando dalla stazione ferroviaria di Friedrichstrasse, con un passaporto diplomatico dello Yemen del Sud». (G.P. Pelizzaro e L. Matassa, Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980, 23 febbraio 2006, pp. 160-161).