Riprendendo un filone di indagine già avviato dalla Commissione stragi nella XIII Legislatura (1996-2001), nell’ambito dei lavori della Commissione Mitrokhin (2002-2006), i consulenti Lorenzo Matassa e Gian Paolo Pelizzaro svilupparono una indagine che portò al deposito, nel febbraio 2006, di uno studio intitolato Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980, in cui veniva delineato uno scenario, rigorosamente documentato, che inseriva la strage alla stazione di Bologna (85 morti, oltre 200 feriti) in una complessa vicenda che vedeva coinvolti i nostri servizi segreti (il Sismi) e le organizzazioni palestinesi (in particolare il Fronte popolare per la liberazione della Palestina – Fplp).

Già prima del deposito della Relazione di Matassa e Pelizzaro le risultanze già parzialmente emerse della loro indagine furono portate all’attenzione del Parlamento, il 28 luglio 2005, con una interrogazione dell’on. Vincenzo Fragalà (poi tragicamente assassinato nel febbraio 2010). I risultati di questa inchiesta parlamentare erano talmente pregnanti, che la Procura di Bologna fu “costretta” ad aprire un nuovo procedimento penale (contro ignoti) nel novembre 2005. Va fatto notare che il sostituto procuratore che aprì il nuovo fascicolo, Paolo Giovagnoli, nel 2001 era già stato colui che aveva aperto e poi immediatamente archiviato un altro fascicolo che, sempre nel contesto di indagini sulla strage del 2 agosto, si riferiva alle Cellule rivoluzionarie, un’organizzazione terroristica tedesca legata al gruppo di Carlos. Ciò testimonia che nel 2005 vi erano nuovi ed importanti elementi che richiedevano tale riapertura.

Dal 2005, quindi, una nuova pista per la strage di Bologna, era oggetto d’indagine da parte dei magistrati, ma nei giornali non se ne parlava affatto o meglio, se ne parlava per bocca di autorevoli personalità che, nel legittimo intendimento di difendere la verità giudiziaria a cui si è giunti nel 1995 e nel 2007, con sentenze definitive che condannano come esecutori materiali Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, relegavano la pista palestinese come un déjà vu se non addirittura come un ennesimo depistaggio.

Non credo sia necessario sottolineare come in questo caso i giornali si siano prestati ad una vera e propria opera di disinformazione anche con ruolo attivo, per esempio nella lunga (e tutt’ora in corso) campagna di delegittimazione della Commissione Mitrokhin da cui la nuova indagine era di fatto scaturita.

In questi giorni, pur con molte inesattezze spesso pacchiane, per la prima volta i cittadini attraverso i quotidiani e i notiziari radiotelevisivi, hanno finalmente saputo che cos’è il “lodo Moro”, hanno saputo che il gruppo Carlos era formato da terroristi tedeschi che avevano grande confidenza con l’esplosivo, hanno saputo che i palestinesi utilizzavano Carlos per le loro azioni più eclatanti e sanguinose.

Non sappiamo dire come si concluderà questa vicenda e se mai si giungerà ad una nuova verità giudiziaria o almeno storica. Accontentiamoci per il momento di questo primo risultato: il trionfo dell’informazione veritiera.