toto_riina1 (1)PALERMO 22 aprile  – Il pm Antonio Ingroia ha chiesto alla Corte d’Assise, nel processo per la scomparsa e l’uccisione del giornalista Mauro De Mauro, la condanna all’ergastolo per Totò Riina. Il boss è accusato di essere stato il mandante del rapimento e dell’uccisione di De Mauro.

L’ultima parte della requisitoria di Ingroia (nelle udienze precedenti era intervenuto Sergio Demontis) è stata incentrata sulla ricostruzione della “complessità dei moventi” del sequestro del giornalista. Per l’accusa la decisione di eliminare un cronista “scomodo, coraggioso e curioso della verità” sarebbe scaturita dalla “convergenza di più causali”. La requisitoria ne ha preso due in considerazione: la pista Mattei e il tentato golpe Borghese. De Mauro, ha ricordato Ingroia, era negli ultimi tempi molto impegnato nella ricostruzione delle ultime ore di vita del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, prima che il suo aereo precipitasse la sera del 26 ottobre 1962 a Bascapé. Fu un sabotaggio riconducibile a un “complotto” che avrebbe unito uomini del potere politico-economico e ambienti di Cosa nostra. E De Mauro potrebbe essere stato eliminato “per evitare lo svelamento della trama”. La tesi si fonda sui risultati dell’inchiesta della magistratura di Pavia e sulle rivelazioni del pentito Francesco Di Carlo. L’altro movente “convergente” è quello del golpe Borghese.

De Mauro avrebbe avuto conoscenza sin dalle fasi preparatorie di un progetto eversivo nel quale erano coinvolti uomini dei servizi di sicurezza, ambienti neofascisti e gruppi mafiosi. Il cronista avrebbe utilizzato fonti “interne” al giro neofascista, grazie ai suoi trascorsi giovanili nella Repubblica di Salò e nella X Mas di Junio Valerio Borghese, e le confidenze del boss Emanuele D’Agostino che avrebbe incontrato al circolo della stampa. Sul caso Mattei e sul golpe Borghese il giornalista de L’Ora avrebbe raccolto molti elementi di prima mano. E la mafia, cioé il triumvirato del quale Riina è l’unico sopravvissuto, avrebbe perciò deciso di eliminarlo nel momento in cui il cronista si apprestava a rivelare fatti che potevano, come aveva lui stesso confidato, “fare tremare il Paese”. Il processo riprenderà il 6 maggio con gli interventi delle parti civili: la famiglia De Mauro e l’Ordine dei giornalisti di Sicilia.