L’avvocato Sgrò: “Un passo avanti importante, ma troppi anni di silenzi. Ora servono risposte definitive”

L’esistenza di un fascicolo sul caso Emanuela Orlandi custodito in Vaticano è stata confermata dal Promotore di Giustizia, segnando una svolta nel lungo e doloroso mistero che avvolge la scomparsa della giovane cittadina vaticana nel 1983. La rivelazione rappresenta, secondo l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, “un passo avanti importante verso la verità”. Tuttavia, l’annuncio solleva nuove domande sul perché tale dossier non sia mai stato condiviso né con i familiari né con la procura di Roma.

L’amarezza della famiglia

La famiglia Orlandi, che da oltre 40 anni cerca risposte sulla sorte di Emanuela, accoglie la notizia con una certa amarezza. “Nel 2012, quando i magistrati romani conducevano la seconda inchiesta sul sequestro, una leale collaborazione da parte del Vaticano avrebbe potuto essere determinante”, spiega l’avvocato Sgrò.

La storia del fascicolo vaticano, redatto secondo il Promotore di Giustizia dal comandante Giani come “ricostruzione storica” nel 2012, appare controversa. La famiglia Orlandi aveva già richiesto l’accesso al documento nel 2017, ma fino al 2023, anno di apertura ufficiale dell’inchiesta vaticana, è stato negato perfino che tale fascicolo esistesse.

Domande senza risposta

“Chi ha custodito il fascicolo in questi anni? E perché il Vaticano ha sempre dichiarato che il caso era chiuso?” si chiede l’avvocato Sgrò. Le contraddizioni e i ritardi alimentano le perplessità della famiglia, che ora chiede chiarezza definitiva.

Le aspettative della famiglia

Gli Orlandi auspicano che le autorità vaticane, la Procura di Roma e la Commissione parlamentare di inchiesta si attivino per acquisire e analizzare il fascicolo. “Dopo decenni di silenzi e promesse disattese, è giunto il momento di fare chiarezza”, conclude l’avvocato.

Una speranza per la verità

La famiglia spera che questa svolta porti a risposte concrete, segnando la fine di una vicenda che non ha mai smesso di interrogare l’opinione pubblica e mettere in discussione la trasparenza delle istituzioni coinvolte.