Questa mattina, 20 luglio 2012, alle 10,30 presso la sala delle colonne del Tribunale di Bologna in via Farini 1, è stato presentato il progetto “Un archivio per non dimenticare”, che si inserisce nel più ampio progetto nazionale “Archivi per non dimenticare”, istituito per la valorizzazione delle fonti sul terrorismo e lo stragismo a cui aderiscono oltre 60 tra enti e archivi italiani.

Voluto dal Tribunale di Bologna, in collaborazione con l’Archivio di Stato e l’Assessorato alla cultura della Regione Emilia Romagna, il progetto prevede la digitalizzazione degli atti dei processi sui fatti di terrorismo e sulle stragi giudicati dalla Corte d’Assise di Bologna nel periodo 1971-2004.

Il materiale una volta elaborato sarà reso consultabile a chiunque, presso l’Archivio di Stato di Bologna e permetterà, attraverso la predisposizione di uno specifico programma d’accesso, anche ricerche testuali.

Alle attività di scansione del materiale (un totale di 1.018 faldoni e 86 scatole di materiale audio) e a titolo assolutamente gratuito, operano volontari AUSER (l‘associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà) in appositi spazi ricavati presso i locali del Tribunale di Bologna, coordinati dal personale di cancelleria della Corte d’Assise.
Il direttore dell’Archivio di Stato di Bologna, Elisabetta Arioti, ha ricordato come, concedendo versamenti anticipati, sia stato possibile mettere a disposizione anche gli atti dei procedimenti penali più recenti. Il progetto, secondo Cinzia Venturoli, che dirige il Centro di documentazione storico politica sullo stragismo – Cedost, la digitalizzazione avrà un alto valore didattico per i giovani, costituendo uno strumento essenziale per un’educazione permanente.

Secondo una stima, in base alla complessità del lavoro, alle attrezzature e risorse disponibili, si presume che il progetto si concluderà entro un paio d’anni.

Alla presentazione il presidente del Tribunale, Francesco Scutellari, che ha illustrato il Protocollo d’intesa con l’Archivio di Stato siglato il 6 dicembre 2011, ha affermato: «Non può esistere una cultura della memoria senza una cultura della documentazione». Il presidente ha anche toccato il tema del cosiddetto “diritto all’oblio” a cui va contrapposto un “dovere della memoria” (noi abbiamo affrontato lo spinoso problema già mesi fa: http://news.liberoreporter.eu/?p=19097)

Sull’argomento è intervenuto anche l’Assessore Regionale alla Cultura, prof. Massimo Mezzetti il quale ha sostenuto che: «il diritto all’oblio non può essere invocato sui reati che coinvolgono la collettività, come lo stragismo e il terrorismo. All’oblio non va tanto contrapposta la memoria, ma va sottolineato che all’oblio consegue l’ingiustizia e la Storia si fa solo con la giustizia. La memoria non è Storia. La Storia contempla in sé la memoria ma non viceversa. La memoria infatti può essere contaminata dall’emotività. La Storia invece deve essere rigorosamente fondata sulla certezza dei documenti, fondamentali e decisivi ».

Il vicesindaco di Bologna, Silvia Giannini, che ha portato i saluti del Sindaco e del Comune, ha affermato che «La memoria storica è un ingrediente fondamentale per la libertà dell’uomo».

Il presidente della Corte d’Assise, Leonardo Grassi, ha detto che in un prossimo futuro si spera di coinvolgere nel progetto anche il Tribunale dei Minori (che detiene gli atti relativi al procedimento che ha interessato Luigi Ciavardini per la strage del 2 agosto 1980) e la stessa Procura della Repubblica. Grassi ha anche aggiunto che: « I depistaggi che hanno caratterizzato tante indagini nel passato oggi si convertono in una sorta di negazionismo, pertanto la Storia deve essere messa a disposizione di tutti. Tutti devono poter sapere tutto».

È intervenuto anche il presidente dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna, Paolo Bolognesi, il quale ha ribadito la necessità di andare oltre alla memoria per arrivare ai mandanti della strage e rendere finalmente la nostra una democrazia compiuta. Bolognesi si è detto contento del progetto perché con la digitalizzazione di tutti gli atti «sarà sempre più difficile cambiare le carte in tavola».

Bolognesi non ha mancato infine di accennare a quella che definisce la “pista teutonico-palestinese”: «una boutade che da 11 anni fa perdere un gran tempo ai magistrati di Bologna».