C’era anche Christa-Margot Fröhlich a Bologna?

L’articolo che stiamo analizzando non è solo un’intervista a Thomas Kram, seppure il ruolo del tedesco sia centrale, ma contiene anche una breve sezione dedicata a Christa-Margot Fröhlich e alla questione della sua ipotizzata presenza a Bologna il 1° e il 2 agosto.

Il 22 giugno 1982, quattro giorni dopo l’arresto della Fröhlich avvenuto all’aeroporto di Fiumicino dove, come abbiamo già ricordato precedentemente, venne scoperta con una valigia contenente tre chili e mezzo di esplosivo, un dipendente dell’Hotel Jolly di Bologna, situato nei pressi della stazione centrale, riconobbe dalla foto sul Resto del Carlino Heidi Fröhlich come la donna presente nell’albergo dove lavorava il 2 agosto 1980. Il 28 giugno si recò presso gli uffici della Digos di Bologna dove rende spontanee dichiarazioni testimoniali riportate dal Documento conclusivo di minoranza della Commissione Mitrokhin:

«Venivo colpito dalla fotografia di questa donna in quanto notavo una certa somiglianza tra questa fotografia e una donna che due anni fa circa era stata a mangiare all’Hotel Yolly [sic] e precisamente nel periodo precedente la strage alla stazione di Bologna. Ricordo che questa donna parlava

 

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in lingua italiana con un forte accento tedesco ed era la prima volta che veniva a mangiare in questo hotel».

«La vidi per la prima volta il pomeriggio del 1° agosto 1980 verso le ore 18,00 e parlava con un portiere di cui adesso non ricordo il nome […] La donna ritornò all’Hotel Yolly il 2 agosto 1980 a mangiare e ricordo che effettuò parecchie telefonate, rammento che la donna era particolarmente euforica […] cercava con insistenza di conversare con me e mi riferì che lei abitava a Idice, che era stata ballerina al Joker Yolly quattro anni prima e che aveva effettuato tutte le telefonate per informarsi se il treno che era arrivato sul primo binario e che era stato investito dai detriti della bomba trasportasse i suoi figli»nota.

Sempre il Documento conclusivo di minoranza riporta un sunto degli accertamenti svolti, chiudendolo con un dettaglio che pare dimostrare l’inattendibilità della testimonianza:

«Il 25 giugno 1982, il capo della Polizia Giovanni Coronas invia a tutti i questori la richiesta di segnalare alla questura di Roma e agli Interni Sicurezza eventuali tracce di “soggiorno o transito” della Fr[öh]lich. Non solo a questo nome, ma anche ai nomi falsi contenuti nei due passaporti trovati in possesso della terrorista al momento del suo arresto avvenuto pochi giorni prima, all’aeroporto di Fiumicino, il 18 giugno. Il 6 luglio 1982 […] l’ufficio Istruzione della Procura di Bologna chiede al dirigente della Digos della locale Questura di accertare la presenza della Fröhlich ad Idice di S. Lazzaro e se ella abbia lavorato come ballerina al Jocker Yolly, intorno al 1978, e cioè nel periodo indicato dal signor B. In data 12 ottobre 1982, la Digos risponde che gli accertamenti svolti hanno dato esito negativo. A ciò si aggiunge il dato che l’attività del citato Jocker Jolly, la cui attività è iniziata il 4 luglio 1960 è cessata il 5 dicembre 1976» nota.

Apparentemente quindi Heidi Fröhlich non può essere la donna riconosciuta dal dipendente dell’hotel, anzi, la testimonianza è probabilmente inattendibile, visto che «nel periodo indicato» dal dipendente dell’hotel, il locale dove avrebbe dovuto lavorare la terrorista tedesca era già chiuso. Apparentemente appunto, visto che il testimone non ha mai dichiarato che la Fröhlich aveva lavorato in quel locale nel 1978, ma nel 1976!

Rileggendo lo stralcio del verbale della deposizione del 1982, infatti si legge:

«mi riferì [quindi nel 1980] che lei abitava a Idice, che era stata ballerina al Joker Jolly quattro anni prima». In poche parole, la Digos sembra sbagliare

 

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anno, compiendo gli accertamenti come se il teste avesse dichiarato «mi riferì […] quattro anni fa» e non «quattro anni prima».

È interessante notare che nella citazione della deposizione del dipendente dell’hotel, riportata nel Documento conclusivo di minoranza, è stato operato un taglio nel testo. Ecco il passo:

«La vidi per la prima volta il pomeriggio del 1° agosto 1980 verso le ore 18,00 e parlava con un portiere di cui adesso non ricordo il nome […]. La donna…»nota.

Il testo nascosto dentro alla parentesi quadra è reperibile nel parallelo Documento conclusivo di maggioranza della stessa Commissione. Alla nota 54 di p. 296, che riporta la medesima deposizione del signor Rodolfo B., si legge quanto segue a proposito del testo espunto:

«Venni a sapere pochi giorni dopo che questa donna si fece portare una valigia alla stazione da un facchino e questo successe sicuramente il giorno precedente alla strage» nota.

La deposizione, così ricomposta, è pertanto la seguente:

«Ricordo che questa donna parlava in lingua italiana con un forte accento tedesco ed era la prima volta che veniva a mangiare in questo Hotel. La vidi la prima volta il pomeriggio del 1° agosto 1980 verso le ore 18 e parlava con il portiere di cui adesso non ricordo il nome. Venni a sapere pochi giorni dopo che questa donna si fece portare una valigia alla stazione da un facchino e questo successe sicuramente il giorno precedente alla strage. La donna ritornò all’Hotel Jolly il 2 agosto 1980 a mangiare e ricordo che effettuò parecchie telefonate. Rammento che la donna era particolarmente euforica […] aveva effettuato tutte le telefonate per informarsi se il treno che era arrivato sul primo binario e che era stato investito dai detriti della bomba trasportasse i suoi due figli […] Ricordo che la donna aveva oltre i trenta anni».

Nell’intervista di Ambrosino il particolare della «valigia» viene riportato correttamente: «il primo agosto [la presunta Fröhlich] si era fatta portare una valigia alla stazione».

Ci sembra opportuno a questo punto muovere alcuni rilievi critici a quella che sembra essere stata la gestione della testimonianza spontanea del cittadino Rodolfo B., dipendente dell’Hotel Jolly.

Questa persona poteva rappresentare per la strage di Bologna ciò che il

 

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tassista Cornelio Rolandi rappresentò per la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Una persona, cioè, che durante lo svolgimento del suo lavoro quotidiano, il caso intreccia con i possibili protagonisti di un atto criminoso e spaventoso. Persone che con grande senso civico, decidono di portare la loro testimonianza consapevoli di piombare all’interno di storie più grandi di loro, dense di pericoli inimmaginabili. Rolandi, sulla cui articolata e tragica vicenda non entriamo, riconobbe nel ballerino Pietro Valpreda colui il quale aveva accompagnato col suo taxi nei pressi della Banca Nazionale dell’Agricoltura pochi minuti prima dell’esplosione dell’ordigno (o degli ordigni) che provocò 17 morti e 88 feriti. Il signor Rodolfo B. pensò di riconoscere nella terrorista Christa-Margot Fröhlich una donna che aveva visto a Bologna nell’albergo dove lui lavorava, situato nei pressi della stazione centrale, quel maledetto 2 agosto.

Da quello che si ricava leggendo i due Documenti conclusivi della Mitrokhin, pare che il signor Rodolfo B. non sia mai stato messo a confronto con la tedesca arrestata il 18 giugno 1982 e reclusa nel carcere di Rebibbia a Roma. Nessun riconoscimento all’americana, dunque, che avrebbe potuto escludere o confermare il convincimento del signor Rodolfo B.

Poi, contravvenendo alla più elementare logica investigativa, sempre stando a ciò che si può evincere dai sopra citati Documenti conclusivi, pare che gli inquirenti si siano focalizzati sul contenuto del racconto fatto dalla presunta Fröhlich al signor Rodolfo B. nel 1980 e da questi riportato, s’immagina, fedelmente. Intepretando erroneamente tale racconto (sbagliando peraltro come abbiamo visto a collocare temporalmente gli eventi), e dunque ritenendolo inattendibile, essi reputano l’intera testimonianza del signor Rodolfo B. non degna di nota e di approfondimenti. Un atteggiamento per lo meno singolare.

Ora la presunta Fröhlich avrebbe potuto raccontare al signor Rodolfo B. una storia vera come pure una storia inventata di sana pianta, ma ciò non ha nulla a che vedere con la sostanza del problema, che rimane «una certa somiglianza» rilevata dal signor Rodolfo B. tra la terrorista arrestata a Fiumicino e la donna con cui egli aveva parlato due anni prima.

Inoltre, appurata eventualmente l’oggettiva falsità del racconto della donna, ciò avrebbe dovuto maggiormente insospettire gli inquirenti piuttosto che no. Ci sarebbe da chiedersi infatti perché qualcuno che scambia due parole con una persona che con ogni probabilità non vedrà mai più nella sua vita si senta in obbligo di raccontare una storia non vera.

Detto ciò, a quanto ci risulta, la coraggiosa testimonianza del signor Rodolfo B. restò nell’inchiesta un fatto marginale senza seguito alcuno.

La deposizione di Rodolfo B.

Il 28 giugno 1982 la Digos della Questura di Bologna trasmette all’Ufficio istruzione della Procura dello stesso capoluogo un verbale di spontanee dichiarazioni testimoniali verbale di spontanee dichiarazioni rese da Rodolfo B.

«Nei giorni scorsi, e precisamente il 22 giugno [1982], sfogliando il quotidiano «Il Resto del Carlino» notavo a pagina cinque la fotografia di una donna, a nome Christa Margot Fröhlich, arrestata nei giorni precedenti a Fiumicino in quanto trovata in possesso di tre chili di esplosivo. Venivo colpito dalla fotografia di questa donna in quanto notavo una certa somiglianza tra questa fotografia e una donna che due anni fa circa era stata a mangiare all’Hotel Yolly [sic] e precisamente nel periodo precedente la strage alla stazione di Bologna. Ricordo che questa donna parlava in lingua italiana con un forte accento tedesco ed era la prima volta che veniva a mangiare in questo hotel. La vidi per la prima volta il pomeriggio del 1° agosto 1980 verso le ore 18,00 e parlava con un portiere di cui adesso non ricordo il nome Venni a sapere pochi giorni dopo che questa donna si fece portare una valigia alla stazione da un facchino e questo successe sicuramente il giorno precedente alla strage. La donna ritornò all’hotel Yolly il 2 agosto 1980 a mangiare e ricordo che effettuò parecchie telefonate, rammento che la donna era particolarmente euforica […] cercava con insistenza di conversare con me e mi riferì che lei abitava a Idice, che era stata ballerina al Joker Yolly quattro anni prima e che aveva effettuato tutte le telefonate per informarsi se il treno che era arrivato sul primo binario e che era stato investito dai detriti della bomba trasportasse i suoi due figli. Ricordo che la donna aveva oltre i trenta anni.

(Testo ricomposto sulla base della collazione delle trascrizioni riportate nei seguenti lavori: Matassa e Pelizzaro, Relazione sul gruppo Separat, febbraio 2006, p. 128, n. 281; Resoconto stenografico della 86ª seduta della Commissione Mitrokhin, 8 marzo 2006, pp. 50-51; Documento conclusivo di minoranza della Commissione Mitrokhin, 23 marzo 2006, pp. 239-240).